Da Federazione Italiana della Caccia. La natura ha orecchie d’asino e troppi animalisti il naso di Pinocchio. Due estremi fra cui oscillano le opinioni della gente timorosa d’inciampare in presunte verità o palesi bugie. Proprio come sta accadendo con la vicenda dei passeri. Scomparsi dal calendario venatorio, spariti dalle campagne dov’erano più numerosi delle spighe di grano adesso son latitanti anche dai parchi cittadini in cui si contendevano il cibo fra risate di bimbi e incerti voli dei nuovi nati. Con lo svolazzare e il canto, soave o monotono, davano vita a quell’immenso spazio lasciato da cardellini e fringuelli, verdoni, cince, pettirossi e da tutti i minuscoli volatili fra cui re di macchia, fiorrancini e fanelli oggi fantasmi ma un tempo padroni o inquilini di boschi, prati e parchi delle città. Perché ? Le ragioni son molte ma nessuna – solo Pinocchio non sarebbe d’accordo – riconducibile alla caccia. Eppure naturalisti improvvisati dei dì di festa cominciano a dar la colpa ai fucili. Come se i cacciatori non trascorressero più tempo nel meraviglioso volontariato che recupera ambienti e ripopola il territorio (con selvatici pagati da loro) che col fucile in spalla e il cane che tenta la roulette del fagiano. Anni or sono la Federcaccia di Milano con Mirco Nova vicepresidente, Luciano Grazioli e Antonio Pittui consiglieri fece indagini da cui emerse che gazze, corvi e cornacchie erano micidiali distruttori di nidi. Portarono prove ed esempi. I giornali ne scrissero, gli animalisti parvero rinunciare, per conoscenze ornitologiche, ad un analfabetismo di ritorno. Ma se lessero… dimenticarono in fretta. Presi com’erano a compiangere passeri mai uccisi dai fucili. A romper le uova nel nido degli anticaccia – è il caso di dirlo – intervenne la sentenza del 23 febbraio 2009 del Consiglio di Stato: vietava di fatto, mettendo fuorilegge le deroghe, la cattura di passeri e ad altri piccoli volatili. Negli anni successivi mentre gli animalisti producevano polemiche corvi, cornacchie ed altri predatori continuavano a fabbricar figli. A spese dei passeri, delle capinere, degli usignoli e dei fringuelli tantochè come ricorda Franco Fagnani di Abbiategrasso (Milano), un valido tecnico del territorio ed un professionista affermato oltreché Federcacciatore “ un appassionato ornitologo, non contaminato da derive animaliste aveva censito la mancata nascita di piccoli uccelli o la loro predazione nei nidi e attribuiva ad una coppia di cornacchie la responsabilità di mancate schiuse o cattura di piccoli per un totale in una stagione, di circa ( per difetto) seicento esemplari di passeri e altri i uccelli”. Da tempo alberi, antenne tv e cieli di città son pieni di predatori ma di passeri neppure un volo. Ed i naturalisti dal naso lungo se ne sono accorti e si preparano a richiamar in causa i cacciatori che da anni non sparano più ai passeri che da anni ed anni non ci sono più. Franco Fagnani, nella sua indagine, individua alcune cause e dopo cornacchie e corvi mette nella lista nera i veleni che falcidiano gli insetti con cui i passeri nutrono (o nutrivano?) i nidiacei che necessitano di proteine animali. Ogni piccolo che si salva – a legger la analisi fatta sul territorio, precisa e dettaglia di Franco Fagnani – è un miracolo della natura. Perchè è riuscito a salvarsi dai veleni e dal solleone, riparandosi magari all’ombra.
Del naso di Pinocchio o delle orecchie d’asino di qualche animalista.
(Rodolfo Grassi – Presidente Provinciale Milano, Monza e Brianza)
FIdC Milano: passeri ed orecchie d’asino
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