Da Fidasc. Il 27 gennaio nella impareggiabile cornice di Capocontro a Civitella in Val di Chiana, si è svolto un convegno su un tema di stretta e rilevante attualità. La Fidasc, dopo aver “implementato” la sua influenza e quella del Coni a tutta la Cinofilia sportiva, ha ritenuto di focalizzare il suo interesse nei confronti di una problematica che coinvolge, ogni anno, un numero sempre crescente di cinofili e di cacciatori alle prese con gli incidenti, sia sportivi che venatori, cui vanno incontro i cani quando sono a stretto contatto con un selvatico forte e pericoloso come il cinghiale.
Nell’affrontare questo concetto così importante come la sicurezza del cane, la Fidasc che tanto si è impegnata e continua ad impegnarsi per la sicurezza di tutti gli utilizzatori di armi sportive da caccia, ha ritenuto di avvalersi della collaborazione di uno dei suoi più autorevoli sponsor come la Browning-Winchester che ha messo la sicurezza “integrata” cacciatore-cane al primo posto fra i target aziendali su scala mondiale.
A fianco del Dr. Pier Giuseppe Migliorini, squisito e attentissimo padrone di casa, oltre che presidente di una famosa Squadra di cinghialai e canaio vecchio stampo, sedevano il presidente della Fidasc Felice Buglione; Frédérick Colombié, A.D. della Browning-Winchester (B.W.M.I.); il vice presidente vicario Domenico Coradeschi, Bruno Modugno, Presidente onorario Fidasc, e giornalista venatorio; Sestilio Tonini, giudice di fama mondiale e di indiscussa competenza cinegetica; Ernesto Erisi, legale, campione sportivo ed esperto recuperatore; Fioravante Serrani, docente universitario e tecnico faunistico preparatore di migliaia di selecontrollori e Laurent Canò, inventore e produttore di un giubbetto protettivo di ultima generazione.
Non mancava, infine, una nutrita schiera di autorevoli “testimonial”: giudici, campioni cinofili e tecnici venatori ai quali la Browning affiderà un certo quantitativo di prodotti che in questo modo saranno sottoposti ad un severo collaudo sul campo anche sotto gli occhi di tanti utilizzatori finali.
Ad ascoltare le varie relazioni, improntate sulle più disparate materie dalla balistica all’abbigliamento, alle tecniche di allevamento e addestramento dei cani da cinghiali, c’erano il presidente della Federazione Italiana della caccia Gianluca Dall’Olio, il vice presidente dell’ Arcicaccia Massimo Logi e una platea quanto mai interessata e competente formata da una settantina di capocaccia e canai della Provincia di Arezzo. Tutti, senza alcuna distinzione, convinti della indifferibile esigenza di procedere ad una profonda rivisitazione della cinofilia venatoria su cinghiale. Una pratica che ormai fa registrare danni assai rilevanti non solo dal punto di visto economico o sotto l’aspetto di mancato utilizzo per i lunghi periodi di convalescenza, ma soprattutto per quanto riguarda gli aspetti affettivi di un rapporto che è sempre più profondo e che finisce per coinvolgere emotivamente anche tutti gli altri membri della famiglia.
Quindi all’analisi a tutto campo effettuata dal presidente Buglione, si è aggiunta la disamina tecnica e anche
commerciale di Colombiè il quale dopo aver ricordato il grande impegno che la Browning rivolge ai vari aspetti della sicurezza, ha dimostrato che l’intero mondo venatorio internazionale ha ormai superato l’iniziale diffidenza verso l’abbigliamento e gli accessori ad alta visibilità, tanto che la carabina semiautomatica da battuta con gli inserti arancioni, dopo essere stata del tutto snobbata, è risultata di gran l’unga l’arma più venduta dello scorso anno.
Molto apprezzata, poi, è stata la dimostrazione pratica effettuata da Laurent Canò sulla effettiva capacità del corpetto protettivo per cani di assorbire e neutralizzare anche i colpi più violenti sferrati da un grosso verro.
Gli altri aspetti legali, cinotecnici e didattico-formativi della sicurezza (non solo quella dei cani) sono stati poi affrontati in maniera davvero esauriente dagli altri relatori che hanno preceduto l’intervento conclusivo di Bruno Modugno che come di consueto, è stato arricchito da coloriti aneddoti in grado di suscitare l’interesse concreto di chi la caccia al cinghiale la pratica veramente.
AI termine delle quasi tre ore di piacevolissima chiacchierata sulla caccia al cinghiale, la raffinata e affettuosa ospitalità della famiglia Migliorini si è concretizzata con un’ottima “apericena” apparecchiata all’interno di un antico frantoio restaurato con sapienza ma anche con quello straordinario amore che solo un uomo di caccia può nutrire per le tradizioni, la cultura e la storia del suo passato.
Sul convegno è stato realizzato un apposito servizio televisivo che nei prossimi giorni andrà in onda sulle frequenze di Sky dedicate a caccia e pesca.