Da Arci Caccia. Ha deciso di svelare se stesso anche quei momenti particolari di depressione quando “l’uomo nero mi è venuto a trovare”. E’ appena uscita l’autobiografia di Roberto Pruzzo, “bomber “ nel calcio e nel titolo del libro. Una vita costellata di grandi successi e di una grande popolarità, prima nel Genoa e poi nella Roma dove ha vinto tre volte il titolo di capocannoniere, lo scudetto nel 1983 e quattro Coppe Italia realizzando 106 reti. Ai momenti felici, però, come racconta lo stesso Pruzzo nel libro si sono contrapposti momenti di crisi e addirittura come lui stesso confessa il pensiero “che sia giunto il momento di togliermi dai co…, un po’ perché sono stanco, un po’ perché ho voglia di non rompere più le palle a nessuno. Ma poi accadono quelle cose che ti fanno pensare che è più forte lo spirito di sopravvivenza”. In quei momenti così delicati per la psiche di una persona (a Roma si ricorda il gesto estremo di un altro campione, il capitano “Ago” Di Bartolomei”) vanno in “soccorso” di Roberto Pruzzo gli affetti e gli amici. E’ lo stesso bomber a raccontarlo “i miei amici di Dezza, cacciatori di un paese vicino a Lucca. Amici di tutta una vita – racconta Pruzzo -, che mi invitano a mangiare i tordi e le beccacce, quelli con cui ‘cazzeggiamo’ tra uomini, gli stessi che riescono a farmi tornare il sorriso”. Pruzzo commentando dai microfoni dell’emittente romana Radio Radio di cui è opinionista, ha spiegato che “sapevo bene a cosa andavo incontro. Ma ho deciso di dire chi sono veramente, poi uno ne fa l’uso che vuole. La realtà è scritta lì. Non mi sento imbarazzato, quando dici la verità probabilmente la gente non se l’aspetta, ma sapevo benissimo che sarebbe scoppiata una situazione di questo tipo. L’avevo detto anche all’editore: voglio dire fino in fondo quello che sono”.