Massimo Cocchi, dirigente nazionale della FIdC ha spiegato quali sono le normative relative al prelievo di cinghiali e ungulati in genere e tutte le problematiche connesse, sottolineando la necessità di un’adeguata formazione per chi pratica la caccia. “Purtroppo in questo campo ci sono ancora troppe ombre e poche luci” ha evidenziato Cocchi. “A fronte infatti dell’aumentare dei danni causati dal cinghiale e dagli ungulati in genere (è del 2012 la relazione del Consorzio Chianti Classico Firenze –Siena che evidenzia nel capriolo il selvatico più pericoloso per le viti, perché cibandosi dei ributti primaverili incide sulle capacità produttive nel tempo o addirittura sulla sopravvivenza delle piante stesse) non vi è una normativa adeguata e fruibile da parte dei soggetti che si recano a caccia. Una razionale gestione del problema ungulati in sovrannumero è infatti ostacolata da norme insufficienti e/o contraddittorie”.“In una situazione in cui tanti e ripetuti sono gli allarmi, non solo per danni all’agricoltura, per gli incidenti stradali, per gli equilibri fra le specie, per la biodiversità, ma che vede l’incapacità o la non volontà di affrontarla da parte del legislatore nazionale, come dimostra la recente risoluzione del 29 ottobre scorso della Commissione agricoltura della Camera, che non trova di meglio che imputare la proliferazione e l’insufficiente gestione del cinghiale alla inefficacia della caccia in braccata e alla responsabilità dei cacciatori, suggerendo soluzioni che fanno sorridere, come la cattura e la sterilizzazione dei cinghiali. Il risultato di questa inerzia è che una risorsa come sono gli ungulati, diventa un problema, con grave danno per tutti, e che anche dove, vedi Toscana, ci si è dotati di leggi regionali adeguate e moderne, le norme nazionali ne impediscono l’effettiva e compiuta attuazione”. Dopo aver fatto un rapido ma esaustivo confronto fra i due quadri normativi, evidenziando i problemi di fondo più gravi, Cocchi ha concluso richiamando la necessità e l’urgenza di cambiare la normativa nazionale, dai principi e finalità alla attribuzione di competenze: il criterio di sostenibilità anche con le attività antropiche e la titolarità piena delle Regioni a gestire l’equilibrio faunistico su tutto il territorio e in ogni tempo. Recuperando per l’Ispra in questo nuovo contesto un ruolo più proprio di ricerca e consulenza e riconoscendo alla caccia e ai cacciatori il ruolo che possono svolgere dando effettiva possibilità di intervento nella gestione degli equilibri; non, come spesso accade oggi assegnando loro la responsabilità ma limitandone l’opera e l’azione.
La caccia come attività sportiva per la salute e la mente
Renzo Ulivieri, Presidente Associazione Italiana Allenatori Calcio e membro CCT ha spostato l’attenzione del dibattito sull’importanza a livello sociale della caccia intesa come attività sportiva per la salute del corpo e l’equilibrio della mente. “La caccia come il calcio è nel nostro paese un momento tradizionale di aggregazione scandito da rituali e ritmi purtroppo oggi sempre più violentati dalla freneticità delle nostre vite ipertecnologizzate e scandite da fitte agende di impegni. Se si parla di caccia svolta nel rispetto delle regole, quindi di una caccia sostenibile, essa non può che essere fonte di recupero di un rapporto con la naturalità per giovani sempre più chiusi in se stessi e in mondi virtuali come quello dei social” ha affermato con passione e convinzione il conosciuto allenatore di calcio.
Le conclusioni e i ringraziamenti finali ai relatori e al pubblico intervenuto, sono stati affidati al giornalista della stampa venatoria specializzata Marco Ramanzini il quale, ricordando che l’iniziativa è stata possibile grazie ad Arga Toscana, Comune e Proloco di Suvereto, con l’adesione e la collaborazione di FIdC e Cct, ha sottolineato che se è innegabile che la “realtà cinghiale” presenti indubbi problemi essa offra però anche molte opportunità se gestita come si deve, e in questo senso il mondo venatorio, da sempre in prima linea, resta uno dei principali interlocutori con cui rapportarsi.
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