E’ sulla bocca di tutti, cacciatori e non, sia per la bontà delle sue carni, che per i danni provocati alle coltivazioni e purtroppo qualche volta anche agli esseri umani. La sua prolificità ne fa l’ungulato più diffuso al mondo. Ma siamo sicuri di sapere tutto su questo selvatico? Il focus “Il cinghiale, tesoro del bosco” tenutosi il 6 dicembre scorso a Suvereto (Li), organizzato da Arga Toscana per i giornalisti della stampa non specializzata, che sempre più spesso si trovano a parlare del suide negli articoli di cronaca, si è trasformato, grazie all’affluenza di pubblico esterno, in un dibattito che ha arricchito tutti i presenti proprio per i diversi aspetti trattati.
Perché Suvereto
Suvereto è un paese della Val di Cornia, in provincia di Livorno, che conta poco più di 3.000 abitanti e appartiene al circuito “I borghi più belli d’Italia”. Il nome del piccola e graziosa cittadina è attestato per la prima volta nel 973 e deriva dal latino suber, “sughero”, per cui Suvereto è il “bosco di sugheri”. In effetti nelle vicinanze del comune si trova il Parco Naturale di Montioni, che a sua volta fa parte del sistema dei Parchi della Val di Cornia, caratterizzati da una ricca fauna e da rari esempi di flora tipicamente mediterranea. Domina il paese la Rocca aldobrandesca costruita nella seconda metà del XII secolo dalla potente famiglia degli Aldobrandeschi signori di queste terre. Oltre al Palio con le botti, che è una manifestazione che si svolge due volte l’anno e consiste in una gara fra squadre di “spingitori” gareggianti per le vie lastricate del centro storico, Suvereto è famoso anche per la sua quasi cinquantennale sagra del cinghiale (quest’anno, la 47ma per l’esattezza) organizzata dall’Ente Valorizzazione Suvereto, a cavallo tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre. E’ una delle sagre più vecchie e più rinomate in Toscana, che vanta ogni anno migliaia di visitatori provenienti anche da fuori regione. Sagra del cinghiale e quindi festa della caccia. I corti e tortuosi vicoli del centro storico si riempiono, nei giorni della manifestazione, di odori forti. Si cucina in ogni angolo del borgo, una grande griglia all’aperto è letteralmente coperta da quintali di bistecche, salsicce e rosticciana che arrostiscono al fuoco. Non mancano pappardelle, polenta, fagioli, olive e sughi saporiti. L’olio nuovo poi accompagna il tutto con il suo gusto sapido e rotondo. Per scaldarsi, vista la pungente aria invernale, ci sono gli straordinari vini della Doc Val di Cornia e sottozona Suvereto, conosciuti a livello internazionale, ma che proprio qui si sposano ottimamente alla cucina dell’Alta Maremma, molto, legata inutile dirlo, al cinghiale. Come non scegliere quindi da parte di Arga Toscana (Associazione regionale di giornalisti specializzati in agricoltura, alimentazione, ambiente, territorio, pesca, boschi, foreste, energie rinnovabili, enogastronomia) questa storica manifestazione per organizzare il 6 dicembre scorso al suo interno l’incontro educativo “Il cinghiale, tesoro del bosco”. Del resto da sempre la Sagra oltre che una festa culinaria è anche artigianato, mostre d’arte, e non ultimo, appunto, occasione di incontri e convegni sullo sport, sulle problematiche del territorio, sulla storia, sulla società. Ad ospitare fisicamente relatori e pubblico la splendida Sala San Giusto a due passi dalla porta romanica di ingresso del borgo storico e adiacente alla omonima chiesa dedicata al santo che fu vescovo di Volterra. Vale la pena ricordare che la chiesa, menzionata nei documenti fin dal 923, di probabile origine altomedievale, è uno dei più interessanti edifici romanici della provincia di Livorno. La Sala è la sede del Museo di San Giusto che ha al suo interno una collezione costituita da sculture, quadri, arredi e paramenti sacri, tele ad olio del Seicento che testimoniano l’importanza del paese e della sua Chiesa soprattutto nel Medioevo, insomma una location di tutto rispetto.
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