Sauro Giannerini classe 1985; inanellatore Ispra, studioso dei fenomeni migratori, nonchè noto ed apprezzato pubblicista venatorio. Ma soprattutto un giovane cacciatore. Caccia Oggi è andato a trovarlo in provincia di Firenze, dove lavora, studia e nel tempo libero pratica la caccia in padule….
A che età ti sei avvicinato al mondo della caccia?
“Non ricordo con esattezza. Mio nonno paterno era il mezzadro di uno dei proprietari terrieri del paese in cui attualmente vivo, nel fiorentino. Ricordo benissimo che terminato la scuola elementare con zaino in spalla correvo verso casa sua. Così anche il sabato e domenica quando a scuola non andavo. La mattina era una festa. Lui seduto al vecchio tavolo color mogano che mangiava schiacciata con affettati e vino della fattoria, io che rubavo dalla madia il ciambellone che la nonna preparava continuamente. Dopo questo momento, mi invitava ad andare a prendere il calibro 8 flobert nascosto tra le pentole nella rimessa. Di lì a breve ero appostato con lui in cerca di passeri e altri piccoli uccelli all’epoca cacciabili. Erano momenti interminabili e bellissimi che ricordo tutt’oggi. La passione per la caccia c’è sempre stata”.
Chi ti ha trasmesso, se c’è stata una persona in particolare, questa passione?
“Con mio nonno e con mio padre trascorrevo mattine intere in attesa di piccoli uccelli nell’appostamento costruito sotto il vecchio e grosso pero selvatico, a due passi dal confine dell’azienda di mio nonno. La passione è continuata con mio padre, le prime uscite vaganti con il cane, poi in battuta al cinghiale. Mio padre smise di andare a caccia, continuai con i miei zii. Fino a quando iscritto al corso di laurea in scienze faunistiche conobbi ragazzi della mia età cacciatori. Loro mi spronarono a coniare col porto d’armi questa mia passione”.
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