Un articolo pubblicato a firma di Vittorio Toschi nel 1928 fu destinato a non passare inosservato. Il motivo di ciò, una volta tanto, non fu qualche rivelazione dirompente o una cronaca particolarmente avvincente, ma risiedé nell’esposizione, da parte dell’autore, di due concetti pienamente condivisibili, servendosi però di due esempi marchianamente sbagliati. Le due giuste tesi erano date dalla mancanza di considerazione per il cane puro, e, all’opposto, dalla volontà di creare ad arte razze che non avevano alcuna vera genesi storico-funzionale. Toschi quindi lanciandosi prima in una sacrosanta difesa a pro del cane di razza pura e della consequenziale pratica degli accoppiamenti intralinea, o inbreeding, e poi in una requisitoria sull’inutile eccesso di razze, commise due rocamboleschi svarioni cinologici.
Il primo di questi, pur non potendoglielo imputare come colpa personale, era il frutto di una persistente arretratezza in campo genetico che verrà dissolta solo trent’anni più tardi con le scoperte americane sull’organizzazione del genoma, e vide l’evocazione di uno spettro che aleggiò sulle nostre campagne fino a pochi decenni addietro. Toschi partì da una richiesta di consulenza da lui occhieggiata su un’altra rivista cinegetica, in cui il lettore domanda se è possibile far coprire la sua cagna cocker con un setter gordon, meravigliandosi della risposta dell’esperto, che sconsiglia di farlo esclusivamente per ragioni dimensionali e non per altro. Scomodò dunque, il nostro cronista, nientemeno che la buonanima di sir Laverack, ricordando come questi, pur con le lacrime agli occhi, non esitò a sparare alla sua cagna preferita sorpresa mentre veniva montata da un maschio randagio, per lo scrupolo che nelle successive cucciolate non potesse saltar fuori qualche elemento d’impurità. E’ chiaro dunque come anche Toschi credesse alla favola della telegonia, assurdità messa in giro non si sa da chi e assurta poi a livello di verità universalmente osservata ed accettata, che predicava la possibilità per una femmina di trasmettere nelle cucciolate successive, le caratteristiche di un maschio da cui in precedenza era stata coperta. Tuttora, e duole dirlo, capita di quando in quando di incontrare ancora qualcuno che ci crede contraddicendo la logica e la scienza. Se poi Laverack abbia davvero sparato alla sua femmina, questo è un dato che non abbiamo, e per il quale dobbiamo per forza rimetterci alla credibilità del nostro antico collega.
Pillole di cinotecnica: gli esempi sbagliati….
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