La coppia rientra in una specie di limbo, collocandosi ovviamente in uno stadio di mezzo fra il singolo e la muta. Se è come deve essere, rispetto alla caccia con un unico segugio offre il vantaggio matematico di poter contare su una perlustrazione del terreno più meticolosa al fine del reperimento della passata, su una percentuale molto probabilmente più alta di soluzioni rapide dei falli d’accostamento, e decisamente su una maggiore efficacia pressoria durante la fase d’inseguimento. Però, per avere davvero la possibilità di godere di questa serie di vantaggi, appare chiaro che è necessario che i componenti della coppia siano entrambi dotati di buone qualità individuali. Assortire un ottimo segugio con un brocco non significherà, venatoriamente, aver formato una coppia, bensì semplicemente essersi dotati di una inutile, quando non anche deleteria zavorra. Allora, come dovrà essere la nostra coppia, o pariglia, ideale?
Innanzitutto deve essere costituita da due soggetti della stessa razza. Sembrerà una pedante ovvietà, ma vi assicuro che, sebbene raramente, capita ancora di vedere segugi di razze diverse impiegati insieme per la caccia alla lepre. Io stesso, nel passato, ho commesso quest’errore accoppiando una beagle con un segugio italiano, e successivamente assortendo con la medesima segugia inglese un’indimenticabile bleu di Guascogna. Malgrado una qualche efficacia, a quegli equipaggi così composti mancavano tante cose. Prima di tutto, quell’elemento impalpabile la cui mancanza però è la prima che si nota, e che è il fascino. Mai come nel caso della segugistica l’occhio pretende la sua parte con tanta avidità.
Caccia col segugio. La coppia: questione di feeling…..
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