Nel nostro precedente appuntamento, ricorderete, abbiamo parlato delle qualità e delle caratteristiche del segugio che deve lavorare da solo. La caccia alla seguita esercitata con un singolo cane è senza dubbio affascinante ed avventurosa, ben in grado di elargire sensazioni di natura “intimistica” paragonabili a quelle che può dare, ad esempio, la caccia alla beccaccia. Tuttavia non è esattamente quella che si può definire un “classico”. Da sempre infatti, la battuta alla lepre con i segugi in ambiente mediterraneo prevede canonicamente l’impiego di almeno un gruppo di tre cani fino ad piccola muta di quattro, cinque o sei soggetti. Al di sopra di questo numero si comincia a sconfinare in una classicità che non ci appartiene, di stampo britannico o francese, che da sempre teorizza ed applica impieghi di mute numericamente importanti. Al di sotto, ci si avvicina invece, come nel caso del segugio solitario, a sistemi più legati ai paesi del nord Europa, come Germania o Svezia, dove l’impiego di mute, comunque raro e circoscritto, si esaurì all’inizio del diciannovesimo secolo per lasciare spazio quasi unicamente all’impiego del singolo o della coppia. Naturalmente, anche i nostri “nonni” spesso utilizzavano un solo cane, ma il più delle volte si trattava di un soggetto segugioide, tuttofare e tuttacaccia, e che era l’unico ausiliare che potevano permettersi di mantenere: non classicità, dunque, bensì necessità.
Pag 2 »Caccia col segugio. La coppia: questione di feeling…..
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