La rappresentazione dei “country sports”, nella terza porzione del diciannovesimo secolo, raggiunge senza alcun dubbio il vertice massimo di popolarità e di maestria artistica, piantando un paletto di paragone per tutte le analoghe produzioni negli altri paesi d’Europa, assurgendo a mito e distaccandosi culturalmente in maniera definitiva da ogni tentativo d’incorporamento in questa o quella corrente artistica. E’ l’arte stessa, nella sua interezza, che diventa popolare: sorgono stamperie, laboratori d’incisione, riviste su cui vengono pubblicate caricature e disegni, fioriscono le commissioni da parte di ricchi borghesi che anelano a vedere i propri setters o foxhounds adornare i muri delle eleganti sale da pranzo o dei suggestivi studi pannellati di legno scuro.
L’aspetto commerciale guadagna uno spazio sempre maggiore sulla libera ispirazione e sulla base etico-filosofica che aveva sorretto gli artisti fino a mezzo secolo prima. Naturalmente, si sa che anche nel passato c’erano le commissioni da parte di ricchi mecenati, però tutto si svolgeva secondo un processo che potremmo definire inverso, in quanto i committenti facevano riferimento ai maestri adattandosi al loro sentire ed alla loro sensibilità, mentre ora sono gli artisti che con varie modalità si propongono alla borghesia ed alla nobiltà per concretizzarne i desideri d’ “immortalità”.
Tuttavia, è importante sottolineare che la qualità dei pittori britannici della fine dell’ottocento, rimane pur sempre di altissimo livello tecnico e non di rado, si raggiungono punte di vera e propria genialità. Maestri come Thomas Blinks, George Earl o Arthur Wardle, rimarranno per sempre nell’Olimpo della grande Arte europea.
Iniziamo dunque, la nostra carrellata, proprio con il primo di questi: la figura 1 ci mostra una delle più belle cacce alla volpe che siano mai state rappresentate, e vi assicuro che ne ho viste a centinaia. Si tratta di “Hounds at full cry”, ovvero segugi in pieno inseguimento. E’ la visione frontale di un pack di meravigliosi foxhound lanciati dietro la preda, mentre scavalcano una staccionata nella rutilante armonia visiva di muscoli e colori. L’espressività dei movimenti ed il dinamismo, sostenuti da una perfetta visione anatomica dei segugi, rendono questa pittura un autentico capolavoro del genere. Il quadro originale misura circa 83 per 120 cm, risultando così di grande impatto visivo. Personalmente ho avuto modo di vederlo tanti anni fa alla Parker Gallery di Londra, e non potrò dimenticarlo mai più.
Con la figura 2 trasliamo come per magia all’altra grande branca della caccia britannica: lo shooting, ossia la caccia con i cani da fucile. Nell’olio su tela di Charles Suhrlandt, artista di passaporto e di formazione inglese, ma tedesco di nascita, è rappresentato l’arrivo sul luogo della battuta di un’eminente comitiva, costituita dal signore della terra, che certamente possiamo individuare nella figura centrale con i baffi ed il kilt accanto al suo ospite più illustre, entrambi appena preceduti da una coppia di neri flat coated retrievers, i cani da riporto che in molte zone, soprattutto del nord del paese, venivano usati più dei famosi labrador nelle grandi battute alle grouses. Dal calesse dietro di loro scendono gli altri convitati mentre immediatamente davanti, sosta un carro pieno di meravigliosi setters inglesi che non aspettano altro che di scendere ed iniziare a solcare morbidamente lo sconfinato paesaggio. Accanto a loro un altro inserviente conduce il cavallo che porta delle ceste nelle quali verranno deposte le prede abbattute. Più avanti, in ultimo piano a sinistra, il carretto con le vettovaglie. Si tratta, in termini sintetici, dell’affresco di un’epoca che non c’è più, ma che ha segnato indelebilmente l’immaginario di tutti gli sportsman del mondo.
Ottocento britannico – terza parte: la crasi perfetta fra arte e caccia
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