Il coltello del pastore è l’unico strumento di chi trascorre i propri giorni e i propri mesi lontano da casa, all’aperto, e con quel coltello, diventato polivalente con l’uso che lo ha reso adatto ad ogni compito, deve fare ogni lavoro che si avvalga di una lama affilata. E’ da sempre attrezzo da scanno con lama stretta, che dovrebbe – ma anche reputati coltellinai custom se ne sono dimenticati – segnare tra lama e manico un quasi impercettibile angolo di pochi gradi, sufficiente a far sì che nell’uso di punta la lama tenda ad aprirsi e non a richiudersi sulle dita del proprietario. E al cacciatore di ungulati è utile anche per “servire” l’animale ferito. Che per etica venatoria deve essere spento da chi ha sparato, non dal guardiacaccia. Inoltre,
Sa Resolza è il nome che in lingua sarda identifica il rasoio e per estensione si può applicare a quasi tutti i ferri taglienti; l’apparentamento al rasoio rammenta che il coltello da usare deve essere sempre affilatissimo. In particolare però il termine Resolza identifica quasi sempre il coltello di Pattada, che è il più noto e famoso per l’eleganza della forma e che proprio per questo motivo si è rapidamente diffuso al di fuori della Sardegna con forme che ormai sono standardizzate, anche se in origine non lo erano. Il coltello era fatto dal fabbro, che lavorava con il materiale che aveva, adattando la lama al manico. Molte volte, per comporre una forma aggraziata quando magari il corno per il manico era troppo sottile, doveva fare modifiche che portavano, ogni volta, ad un coltello leggermente diverso dagli altri.
Coltelli da caccia: Resolza, da Extrema Ratio
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