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A colloquio con Carlo Rizzini, il re del .410

7 Novembre 2014 di Franco Orlando

foto rizzini

Il cacciatore nomade di professione; così l’ho chiamato durante l’incontro cordiale ed interessante avvenuto a Melito Porto Salvo con Carlo Rizzini, in compagnia di Tino Laganà, nella bellissima location del Bar Stil Dolce di Mimmo Stilo. Mezz’ora passata in ottima compagnia a cercare di capire come gira il mondo venatorio, visto che il mio interlocutore ha cacciato in 40 paesi diversi, ma soprattutto vive ed opera in Irlanda terra dei sogni per i seguaci di Diana. Titolare della “CASA RIZZINI IRLANDA”, fondatore e responsabile del “CLUB .410”, autore TV, cacciatore professionista, all’attivo 29 records personali e del mondo.

Carlo a cosa è dovuta la visita in Calabria e precisamente a Melito Porto Salvo?
La visita a Melito Porto Salvo è il culmine di un viaggio tutto Italiano iniziato a Vercelli per far conoscere, attraverso i video da me realizzati, il nostro territorio e la selvaggina presente. La venuta in Calabria poi ha un sapore particolare visto che c’era da ufficializzare l’incarico, a Tino Laganà, di delegato responsabile per la Calabria, del club .410, oltretutto ero curioso di vedere il vostro Aspromonte, peccato sia rinchiuso in Parco.

Come sono stati i giorni passati in compagnia dei cacciatori calabresi?
Sono stati giorni piacevoli, trascorsi in compagnia di amici che hanno a cuore la caccia, la natura e la passione per il calibro 410. Quaglie la mattina e tordi il pomeriggio, devo dire che se non fosse stato per le condizioni atmosferiche un po’ avverse è andata molto bene: ho visto e sparato più tordi qua che in Spagna, ormai terra di leggende, devi pensare che in una settimana in Spagna ho sparato si e no dieci tordi. Quando si dice che la pubblicità è l’anima del commercio è vero, a loro è rimasta la pubblicità, ma di tordi nemmeno l’ombra.

Naturalmente avete cacciato col .410?
Certo, vedi il bello della caccia è la sfida infinita tra il cacciatore e la preda, è giusto darle più di una chance.

Cosa ne pensa delle ottiche dei punti rossi montate sulle armi rigate a cacciare gli ungulati?
Fosse per me eliminerei per le legge, tutti i tipi di ottica su queste armi usate per la caccia; in Svizzera hanno approvato una legge che non si spara oltre i duecento metri,” se hai le palle vai sotto sennò ci vai una altra volta”. Ripeto bisogna confrontarsi quasi ad armi pari col selvatico, perché la bravura non è tirare il grilletto, ma tutta una serie di situazioni che portano il cacciatore a diventare tale.

foto rizzini1

l’Autore con Carlo Rizzini

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