Potrebbero essere vari i motivi che hanno spinto la MST a chiamare “Opera” la loro ultima, ennesima, edizione limitata. Uno di questi, a mio parere, potrebbe essere la facilità con cui questo sigaro si fuma, tale da poter essere acceso e gustato fra un atto e l’altro della rappresentazione.. Scherzi a parte, questa nuova creazione ha alcune frecce in faretra meritevoli di essere considerate. E’ un bel sigaro, e questo non guasta mai dato che anche l’occhio, come si sa, vuole la sua parte. Si presenta con un bel colore cuoio antico e, almeno gli esemplari capitati a me, con una buona fattura e costruzione. Prendendolo fra le dita, tuttavia, si percepisce che la quantità di tabacco è abbastanza ridotta, cosa indubbiamente utile ad una fumata spensierata, ma meno adatta a fornire importanti sensazioni al palato. Il “packaging” è molto bello, con una scatola in legno avvolta da similpelle che, una volta finiti i dieci sigari contenuti, può tornare utile in molte occasioni e anche la fascetta, con il loggione del teatro dell’Aquila, a me è piaciuta abbastanza. Ma veniamo al sigaro. A crudo, come nel colore, anche nel sapore il cuoio predomina sul legno e si può percepire anche un lontano sentore di stalla equina. Fa capolino tuttavia, una sottile nota pepata che poi ritroveremo, ovviamente amplificata, quando il nostro “Opera” l’avremo acceso.
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