Le prime note percepibili dopo l’accensione sono di tipo acidulo, ma durano poco. Dopo qualche minuto d’interregno, in cui è difficile dare una connotazione precisa al sigaro, incominciano a venire fuori sentori ben speziati a base di pepe nero e liquirizia; quest’ultima non ancora decisa ma , se si sta attenti, già presente anche se destinata a durare poco, diciamo fino a dopo la metà della fumata. Sarà tuttavia quella che caratterizzerà la base aromatica del nostro “Opera” su cui si innesteranno, quando la forza aumenterà, anche quelli tostati e, in completo sottofondo, quelli legnosi. Il legno però non è avvertibile come in altri prodotti quali l’Antico, l’Extravecchio o il Garibaldi ( legno verde in questo caso) e lo spettro gustativo del sigaro, rimane, a mio avviso piuttosto legato a note animali ( cuoio). Il pepe rimane costante, soprattutto se si tirano al massimo due boccate al minuto, e contribuisce a dare all’Opera quel tono da “tuttogiorno” leggero e poco impegnativo.
La fascia e il ripieno sono entrambi Kentucky, la forza è medioleggera, e la combustione, pure in caso di umidificazione, rimane ottima, così come il tiraggio, derivante da una buona costruzione e da un riempimento non certo generoso.
Cosa degustiamo insieme ad un buon esemplare di Opera? Personalmente, ho trovato azzeccata una grappa barricata di gradazione non superiore ai 38°, ma ho trovato interessante anche l’abbinamento con il Pirat, un Rum della Guyana di quelli davvero speciali. Tuttavia, questo sigaro rimane un ottimo compagno di lavoro, di caccia, di svago durante tutto l’arco della giornata e non è nato per la meditazione, ne per altre particolari speculazioni gustolfattive.
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