Dal Polo Museale Fiorentino:
La mostra propone un percorso attraverso una ventina di opere provenienti da sette diversi musei e istituzionie.
Il leit motiv è costituito sia dalla caccia, sia dalla villa stessa di Cerreto Guidi, amata da Cosimo I, dalla figlia Isabella e poi da tutti gli altri componenti della dinastia medicea. Infatti è importante avere ricordare le ragioni della realizzazione della Villa, luogo ideale per le partenze delle cacce, e di vedere uno dei tipi di arredo, quali gli arazzi, di cui un tempo la villa era sontuosamente ornata.
Il percorso espositivo inizia dall’arazzo che raffigura la caccia al cinghiale con l’archibugio, appartenente alla serie dedicata alle Cacce, tessuta per la Villa medicea di Poggio a Caiano. Eccezionalmente presente in Villa in questa occasione, l’arazzo raffigura consente di ammirare un tipo di caccia spesso praticata da Cosimo I nella vicina riserva del Barco Reale. Cosimo I ed i suoi successori infatti amavano Cerreto Guidi perché “si facevano assai belle cacce”.
Accanto all’arazzo una serie di armi da caccia, per lo più cinquecentesche e strettamente connesse con i Medici, provenienti dalle collezioni del Bargello, dello Stibbert e del museo comunale Bardini, oltre che del Museo della Caccia stesso. La più rilevante di queste armi è l’archibugio mediceo, probabilmente appartenuto a Francesco I, databile al 1560-70, un’arma di gran lusso e minutamente intarsiata con paesaggi e scenette di caccia nonché, nel sottocanna, un gran numero di animali esotici. E’ ipotizzata la possibilità che l’arma sia giunta a Firenze quale dono nuziale a Francesco I de’ Medici. La cosa appare tanto più probabile per la presenza della storia di Abele e della sua famiglia da un lato e le storie di Adamo ed Eva dall’altro; queste ultime partono con la creazione di Eva e da destra a sinistra si concludono con la cacciata dal Paradiso Terrestre.
Di grande interesse per le vicende della Villa medicea di Cerreto Guidi sono anche due spiedi, armi indispensabili nelle battute di caccia al cinghiale, appartenuti a Paolo Giordano Orsini, genero di Cosimo I in quanto marito di Isabella de’ Medici, figlia prediletta di Cosimo, che proprio a Cerreto è deceduta.
Emozionante il dipinto di Frans Snijders che raffigura la Caccia al cinghiale, nel quale la furia e la ferocia dell’animale di dimensioni enormi al centro della scena catturano immediatamente l’attenzione. Dopo aver ferito gravemente due cani, che giacciono in primo piano, un terzo è immobile, anch’esso ferito, un quarto si intravede schiacciato dall’enorme bestia, altri due lo attaccano, lo mordono, e un altro ancora li segue. Partecipano all’azione anche due uomini, forse due cacciatori, intenti a difendersi dall’animale tentando di colpirlo con le armi. Il dipinto sottolinea la pericolosità della caccia al cinghiale.
Ad arricchire il percorso alcune incisioni dello Stradano riguardanti la caccia al cinghiale e al lupo e due rari libri cinquecenteschi sulla caccia. Chiudono l’esposizione due nature morte dipinte da Bartolomeo Bimbi per la vicina Villa medicea dell’Ambrogiana, altra villa che era un punto di partenza per le battute di caccia, e che hanno per soggetto la cacciagione.
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