E’ grosso, scuro, panciuto e porta un nome importante: è il Toscano Pastrengo, uno dei prodotti più riusciti fra quelli venuti fuori negli ultimi 24 mesi dalla Manifattura Sigaro Toscano. Il Pastrengo è innanzitutto l’omaggio della Casa ad uno degli episodi più aurei della storia militare italiana, ovvero quello che, il 30 aprile 1848, vide il 4° reggimento dei Regi Carabinieri a cavallo caricare e disperdere ben due battaglioni dell’esercito austriaco, mettendoli in fuga. Un episodio di altissimo eroismo, nonché chiave di volta per l’esito della Prima Guerra d’Indipendenza.
Ma veniamo al sigaro. Diciamo subito che il Pastrengo andrebbe fumato rigorosamente alla maremmana, ove se ne vogliano gustare le parche, ma ben presenti linee aromatiche. L’evoluzione non è molta, ma senz’altro se si fuma ammezzato quella poca che c’è, scompare definitivamente.
Il sigaro indubbiamente si presenta bene: è di dimensioni importanti, essendo lungo 16 centimetri con una circonferenza alla pancia di quasi sei, e veste un bel colore scuro dovuto anche alla fascia ottenuta da foglie di Kentucky nazionale.
Da spento si presenta con tutto il ventaglio di nuances di cui dispone, ovvero cuoio, legno verde e frutta secca, e ciò lo rende piacevole anche solo da essere tenuto in bocca e tirato a crudo. Tuttavia, anche in questa fase degustativa lascia intravedere due delle caratteristiche che poi si paleseranno nella fumata: il carattere deciso, sotto forma di pepe, e la sapidità. Acceso, già dalle prime boccate, permette di percepire la giusta dose di robustezza che lo rende un “vero toscano”, mentre contemporaneamente si manifesta la sensazione di salato, che sarà una costante di tutta al fumata.