Dopo una decina di minuti, la leggera spianata che ci aveva accolto inizia a digradare in un borro abbastanza impegnativo, sul cui fondovalle scorre un piccolo corso d’acqua. L’ambiente è interessante e potrebbe essere in grado di offrire delle sorprese non da poco. La cagnina, finalmente libera dal guinzaglio, ma calmata dalla passeggiata coatta di poco prima, si produce in buoni affondi in salita, alla mia sinistra, ed in discesa, dalla parte opposta, tentando di captare quegli indizi olfattivi che ha già dato prova di saper riconoscere in modo formidabile. Continuo a scendere verso il fondovalle con relativa facilità, aiutato dalla pulizia del sottobosco. Guardo Bice che a volte mi passa davanti, mentre in altri momenti è una macchia bianca sullo sfondo brumoso verde e marrone. Sono attratto dal corso d’acqua, sebbene sia solo un rigagnolo che serpeggia fra le piante più in basso. Mi colpisce l’odore di muschio e di terra umida. Se fossi beccaccia, rifletto, mi fermerei senz’altro qui. Bice si spinge avanti a me, senza più esplorare i lati ma preferendo andare lungo il corso del fiumiciattolo. Anche la cagna sembra sentire qualcosa di diverso nell’aria resinosa del borro. Andiamo avanti per circa un’ora, con circospezione crescente ma con quell’impalpabile sensazione, ben conosciuta ai cacciatori, e credo anche ai cani, che l’incontro alla fine ci sarà. Il bosco però comincia ad infittirsi e laddove si passava quasi con noncuranza, ora si annaspa e si incespica. Decido di mettere il bubbolo ad Bice, consapevole del fatto che d’ora in avanti il poterci vedere vicendevolmente costituirà un’impresa.
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