Per chi non lo sapesse, il Chianti non è solo un susseguirsi di colline, oliveti e vigneti: all’interno di questi celebrati e celeberrimi territori si nascondono anche delle nicchie boscose, dei cuori d’ombra che spezzano l’armonia delle vallate, senza però disturbarne la sacralità. Alcune volte si tratta di formazioni forestali miste, in cui insieme con le essenze mediterranee convivono le conifere, altre volte sono solo queste ultime a costituire il ricetto idoneo per l’atterraggio ed il ricovero delle beccacce. Ed è proprio in una di queste che ho vissuto la mia più recente avventura al cospetto della regina.
Arrivo sul posto che è ancora buio, con la tipica ansia di colui che non conosce la zona. Mi guardo circospetto a destra e a sinistra, cerco di osservare l’andamento della collina e di individuarne i rapporti spaziali con strade e poderi e aguzzo la vista per scorgere eventuali ulteriori presenze. Infine scendo dall’auto. L’aria è umida ma sento che la pressione atmosferica sta salendo. Sono contento, perché questa condizione favorirà così l’olfattazione del cane e predisporrà al bel tempo. Apro il portellone del fuoristrada e faccio scendere Bice, una setterina di due anni e mezzo che ha già dimostrato di possedere un naso di quelli davvero da raccontare. E’ un po’ agitata e scalpita per essere sciolta come un purosangue alle gabbie di partenza. Però né io né lei conosciamo la zona. Di conseguenza, onde evitare di partire con il piede e la zampa sbagliata, decido di inoltrarmi nel bosco tenendola legata.
A beccacce nel Chianti: colli, vigne e regine
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