Da Federazione Italiana della Caccia. Bracconaggio e ambiente degradato: l’Oasi di Coscerno e i Prati di Gavelli abbandonati a loro stessi.
Dalla Federcaccia il grido di allarme e protesta verso le istituzioni e il mondo ambientalista“ Non ha alcun senso, anzi è eticamente inconcepibile, tenere un’oasi di protezione in uno stato di completo abbandono, come è quella del Monte Coscerno. Coturnici e lepri sono lasciate in balia dei bracconieri, mancano controlli e tabellazione, e nessuno alza un dito”. E’ esasperato il presidente della Sezione Comunale di Federcaccia Monteleone di Spoleto, Graziano Vannozzi, demoralizzato – al pari di tanti altri giovani cacciatori dell’alta Valnerina – di fronte al fatto compiuto che neanche quest’anno, malgrao i continui atti di bracconaggio all’interno dell’oasi provinciale, nessuno sia intervenuto per ritabellare la zona, lasciando di fatto campo libero ai bracconieri. “Il 21 settembre prossimo – ricorda il presidente – partirà la nuova stagione venatoria: l’oasi di protezione di Monte Coscerno è uno dei pochi territori delle nostre montagne ad ospitare ancora specie rare e protette come la coturnice, l’aquila reale o il lupo, per non parlare delle numerose lepri che trovano spesso rifugio tra le sue cime. Ebbene, da ormai tanti anni la maggior parte delle tabelle che delimitano il confine dell’area protetta è stata danneggiata o abbattuta, sia dal vento sia dai soliti malintenzionati. Ad oggi il territorio dell’oasi è pressoché privo di tabellazione, sicché è impossibile determinare se ci si trova al di qua o al di là dei suoi confini. Ovviamente – prosegue Vannozzi – tutti noi conosciamo quali sono i confini originali dell’oasi, e come noi lo sanno bene anche i bracconieri che, immancabilmente, ogni anno entrano indisturbati nell’area protetta e cacciano senza problemi, come si trovassero in territorio libero”.
In effetti chiudere alla caccia un intero massiccio montuoso salvo poi omettere di tabellarlo e controllare che l’oasi venga rispettata, più che a un atto di protezione somiglia all’istituzione di una riserva di caccia privata a beneficio dei bracconieri. Il che, oggettivamente, non solo non è utile alla fauna, ma è anche una mancanza di rispetto verso tutti gli altri cittadini-cacciatori, che ogni anno pagano regolarmente le concessioni e che rispettano le regole. “In questo modo – aggiunge il presidente di Federcaccia Monteleone – le stesse istituzioni fanno passare il messaggio che essere onesti equivale automaticamente ad essere stupidi, poiché tutti noi potremmo andare a caccia sopra Monte Coscerno senza subire le conseguenze di legge. Di fatto i divieti e le leggi servono soltanto agli onesti, visto che chi infrange le regole non è soggetto ad alcun controllo. La Provincia e gli altri enti preposti dicano chiaramente cosa intendono fare a Monte Coscerno: noi siamo disponibili a collaborare per la salvaguardia dell’oasi e della sua biodiversità, ma sia chiaro – dichiara provocatoriamente Vannozzi – che se alle istituzioni non interessa più allora siamo capaci anche noi di andarci dentro a caccia. L’Oasi di Coscerno – conclude il presidente – è nata con l’intento di proteggere degli animali meravigliosi come le aquile e le coturnici, che esistono da milioni di anni e che meritano rispetto e tutela. Noi cacciatori ci chiediamo perché si deve lasciare che dei delinquenti, perché questo sono i bracconieri, uccidano indisturbati questi animali mentre le istituzioni e le associazioni ambientaliste non fanno nulla. Perché nessuno prende in gestione questa oasi? Forse mancano gli interessi economici? Essere ambientalisti vuol dire avere passione per l’ambiente: noi cacciatori ci reputiamo ambientalisti e siamo pronti a dare una mano. Dove sono tutti gli altri?”.
Sul tema interviene anche il presidente di Federcaccia Umbra Franco Di Marco, che fa propri tutti gli argomenti di Vannozzi e rilancia, inoltre, sullo stato di abbandono nel quale versano anche i territori circostanti l’oasi, come ad esempio gli splendidi prati di Gavelli, con i due laghetti ormai quasi interamente atrofizzati dalla vegetazione spontanea. “A nulla – dichiara Di Marco – sono valse le nostre continue richieste di ripristino e cura ambientale. Abbiamo più volte sollecitato l’amministrazione comunale a intervenire attraverso le varie istituzioni, ma non se ne è fatto più niente. Si parla di progetti finanziati e poi caduti nel vuoto. Ma è davvero questo l’ambiente che il mondo ambientalista, attraverso le sue numerose associazioni, intende consegnare ai nostri figli e nipoti? Sporcizia e mezzi fuoristrada che, di notte, percorrono i prati in lungo e in largo, probabilmente per compiere atti di bracconaggio. E’ mai possibile che solo i cacciatori si accorgono del degrado? Rivolgiamo un appello – conclude Di Marco – a tutte le istituzioni comunali e regionali, affinché si adoperino per mantenere questi splendidi posti in maniera decorosa, e li tutelino dai bracconieri. Come Federcaccia rinnoviamo ancora una volta la nostra disponibilità a collaborare insieme agli enti preposti, con le nostre forze, per contribuire a migliorare questa vergognosa situazione”.