Per chi caccia la lepre in via esclusiva, il giorno dell’apertura della nuova stagione è sempre carica più di incognite che di speranze. Naturalmente mi riferisco a coloro i quali cacciano la lepre seguendo i crismi della segugistica, dunque non spenderò parole e tempo su quanti sparano alla lepre perché trovata per caso, o quasi, dal cane da fucile, cercatore o fermatore che sia.
L’apertura alla lepre con i cani da seguita non è affar di poco. Non lo è per la particolare situazione di quella mattinata che vede un brulicare di uomini e cani, tutti affannosamente tesi a catturare qualcosa, moltissimi poco disposti a cedere anche un metro di spazio e tanti di loro dimentichi delle regole di buona educazione civile e venatoria. Non lo è per la posizione ambigua della data sul calendario, quella “terza domenica di settembre” che non è più piena estate ma non è ancora autunno, che potrebbe essere torrida, preceduta e seguita da giorni infuocati, oppure uggiosa, piovosa se non addirittura alluvionale. Non lo è perché anche il cacciatore ed il suo capomuta più esperto, in un giorno con così tante fonti di disturbo e con un livello di tensione così elevato sono fatalmente indotti ad applicare metri di valutazione esagerati o, al contrario, inadatti ed incongrui.
Comunque sia, come ci insegnano i vecchi manuali napoleonici, ogni battaglia incomincia al tavolino. E’ necessario esaminare il campo di battaglia, controllare le polveriere, passare in rassegna le truppe.
Il “campo di battaglia”è la località che sceglieremo per l’apertura. Ricordiamoci che l’esito finale dipenderà molto anche da questa scelta e non facciamoci prendere la mano ed il cervello da considerazioni insignificanti. L’imperativo deve essere raziocinio e freddezza e deve imporsi l’analisi della situazione territoriale in base alle cognizioni che ci derivano dall’esperienza e dalla scienza.
Apertura alla lepre: l’alba del primo giorno
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