Facevo l’università, lavoravo in biblioteca in sostituzione di un’impiegata in maternità per 96.000 lire al mese (che all’epoca non erano un brutto stipendio, tutt’altro) e facevo l’inventario e le schede per autore dei nuovi arrivi. Un bel giorno, mi cadde l’occhio su una rivista destinata all’istituto di geografia, in cui un articolo che trattava di un viaggio in zone pressoché inesplorate del Nord-America concludeva l’elenco delle attrezzature da portarsi con “…e un coltello che non costi meno di 100 dollari”. Cioè due terzi del mio pur non disprezzabile stipendio. La lezione era chiara: in situazioni che possano rivelarsi estreme ci vuole un grande coltello. Ciò indipendentemente dalle sue dimensioni, di cui l’articolo non faceva cenno. E’ passato quasi mezzo secolo, sono convinto delle conclusioni dell’articolista ma devo dire che a volte, in particolari casi, più che un grande coltello serve proprio un coltello grande. Sto pensando alla caccia ai grandi animali: avete mai visto, nelle mani degli skinner neri, un panga di piccole dimensioni? Ma vi sono anche altre occasioni, che vanno dalla foto dell’animale dopo la caccia, quando serve pulire nei dintorni per una foto decente e vi possono essere anche alberelli da tagliare, fino alla caccia al capanno. Ad ogni stagione, e quasi ad ogni accesso, l’ambiente intorno al capanno va preparato, disponendo fronde e rami per gli uccelli e sgombrando il campo di tiro. Tralascio volutamente altre applicazioni meno venatorie ma pur sempre utili facendo il solo esempio, tra i moltissimi possibili, del tagliare un’anguria.
Pag 2 »Lame: CRKT Chanceinhell, ovvero una chance all’inferno…
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