Tuttora, la passione per questi selvatici è molto radicata e forte in quasi tutte le linee di sangue. Il Korthals, in qualche modo, fu il precursore del Drahthaar, con la differenza che mentre questo venne
creato con l’intento dichiarato di fargli fare tutto, il griffone fu selezionato per essere un eccellente cane da ferma con caratteristiche che addirittura strizzavano l’occhio alla Gran Bretagna, pur mantenendo un amplissimo spettro di azione. Dunque una versatilità più elegante e un tantino meno estrema rispetto al collega germanico.
Dagli appassionati tedeschi, il giovane e facoltoso signor Korthals riceve consigli ispirati, suggerimenti preziosi e pragmatici orientamenti di tipo morfofunzionale, riuscendo così nel corso di pochi anni, ad attuare il suo originale intendimento. Nasce il nuovo griffone da ferma: moderno anche se creato sulla scorta di un sangue antico, arricchito da innesti eterogenei, selezionato prendendo a spunto tradizioni paneuropee fuse sobriamente, ma mirabilmente, in un prodotto zootecnicamente davvero importante. Anche politicamente, il griffone Korthals, è un grande precursore. Difatti, probabilmente primo cane tra le razze da caccia, il 29 luglio 1888 vede la fondazione del primo “Club Europeo del Griffone”. Tedeschi,
olandesi, francesi ed italiani danno vita ad un’associazione che è l’espressione di una passione forte ma anche di un gioco di interessi un po’ bottegai. Iniziano i primi dissidi fra le fazioni “nazionalistiche” del direttorio per la gestione del Libro delle Origini ed insorgono, manco a dirlo, per primi i francesi che rivendicano con spocchiosa e soprattuto malfondata veemenza la paternità della nuova razza, in quanto, audite et horrete, i capostipiti appartenevano a razze francesi. La spinona italiana e la bracca spagnola, ovvero i due terzi delle fattrici fondanti, con un agghiacciante colpo di spugna, sono come se non fossero mai esistite. Rispondono gli olandesi, rivendicando al regno dei tulipani la sudditanza ed il portafoglio di Korthals, e si indignano i tedeschi inalberando il lavoro di selezione fatto sul loro territorio, sui loro fagiani ed anatre, con le loro direttive tecniche, coordinati da un olandese si, ma munito di lasciapassare col sigillo del Kaiser. Tuttavia, i francesi possono contare su un elemento che si rivelerà decisivo per le sorti dell’intera querelle: l’appoggio dello stesso Korthals, il quale, commettendo un peccato di lealtà giovanile trova zootecnicamente
corretto attribuire la paternità della razza da lui creata alla Francia, in quanto patria dei riproduttori maggiormente caratteristici. Ed ovviamente, i furbi francesi non se lo fanno ripetere una volta in più. La parola di Korthals è decisiva, la razza è sua e nessuno può opporsi ad una direttiva emanata da lui in persona. Olandesi e tedeschi devono ingoiare il rospo. Ma alcuni ossi duri germanici non si arrendono: se la patria tedesca non può avere il Korthals, perdinci, allora vuol dire che avrà un altro griffone. Anzi, meglio altri due. E così, nel 1892 venne definita la selezione dello Stichelhaar, seguito, cinque anni più tardi, dal Pudelpointer.
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