Purtroppo, non è la prima volta che succede. Ed anzi, in Italia è abbastanza frequente:
autorità che nel tentativo di risolvere un problema o di rimediare ad un danno, ad un
inefficienza, ad una mancanza, finiscono per creare altri problemi o rimediare a metà il
danno, quando non operare maldestramente. Quasi sempre succede perché nel pensiero di
chi decide, non c’è propriamente la volontà di risolvere o di rimediare ma solamente di darsi
una presentabilità, un dire: ecco, ho fatto qualcosa di buono, ora applaudite!

foto ilcambiamento.it
Lo fece già una precedente amministrazione, lasciando le cose (volutamente, anche
allora!) incomplete – come nell’emblematico caso della prima invasione dell’Iraq di Bush
padre, fermata a metà, cosa che ha poi costretto il figlio a ritornare sul campo; peraltro
anche lui forse facendo più danno che bene. Calma! Non stiamo parlando di guerra,
parliamo del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove operare malamente nella gestione della
fauna, del territorio e dell’ambiente è divenuta quasi un abitudine: o non si fanno le cose, o
se si fanno, si fanno male o si fanno, appunto, a metà! E così i cittadini e le organizzazioni
che ne rappresentano una frangia, sono costrette a lodare, ma più spesso anche a criticare.
E’ recente l’orgoglio con cui il Parco d’Abruzzo ha finalmente annunciato l’avvenuto
smantellato, come hanno titolato i media, “dell’ultima villetta scandalo della Cicerana” (un
piccolo ecomostro)! Come non lodare questo fatto? E’ stata un’operazione di rewilding che
merita ampiamente un battimano (se fossimo stati sul posto lo avremmo fatto!). Lo meritava
anche quando, decenni fa, furono abbattuti altri 29 villini o i loro scheletri (non erano
ultimati) da parte di una precedente amministrazione, senza l’impegno della quale, va detto,
oggi neppure si sarebbe abbattuto quest’ “ultimo”. Peccato che non sia vero che si tratti
dell’ultimo , perché l’ultimo non solo esiste ancora, ma è stato anche restaurato ed adibito a
“ristorante” per turisti… sulla porta delle tane dell’orso : il tanto minacciato di estinzione
orso bruno marsicano! Anche quest’ultimo villino, VERO ULTIMO , avrebbe dovuto essere
abbattuto, e lo si sarebbe dovuto già fare durante quella prima fase di quasi trent’anni or
sono; invece ha vinto, sia in quel caso, sia in quello di oggi, l’esigenza di dare soddisfazione
ai turisti e a chi sui turisti campa; alla faccia delle esigenze dell’orso!
La Cicerana un tempo era un luogo paesaggisticamente integro, senza un metro
quadrato di cemento; negli anni ’60 del secolo scorso arrivò la speculazione edilizia e, oltre
che a Pescasseroli e dintorni, una metastasi di quel cancro infettò anche Lecce nei Marsi,
quando su 238 ettari di terreni demaniali furono realizzati i 31 ecomostri di cui si parla, che
tali poi rimasero per decenni, nessuno di essi ultimato a causa dei processi giudiziari che si
innescarono nel tentativo di fermare quell’oscenità; ed un grazie grande come un grattacielo
va dato a quell’amministrazione a guida Franco Tassi che in quegli “anni formidabili” riuscì
a mettere un freno e poi a bloccare del tutto il cancro della speculazione edilizia.
Eppure di quei fatti, di quei due meriti (l’aver bloccato la speculazione edilizia, e poi
l’aver ottenuto il diritto ad operare lo smantellamento di 29 villini alla Cicerana, nel
comunicato diffuso di oggi dalle autorità del Parco, di quell’allora, sì, ENORME successo ,
c’è appena un cenno! Come se nel fare la storia della nostra democrazia ci si fosse
“dimenticati” dello sbarco alleato che liberò l’Italia dal nazi-fascismo e del movimento
partigiano che salvò l’onore della nostra gente: come se il merito fosse stato solo dei governi
che sono poi seguiti! Il passato? Messo nel dimenticatoi per poter meglio esaltare l’opera di
chi sta al potere al momento! Un malvezzo tipicamente italiano che a dire il vero nel Parco
d’Abruzzo fu utilizzato anche in passato: prima di me, il nulla!
Quindi, lode a chi ha quasi concluso il restauro ambientale di quella collina della
Cicerana, ma una critica al lavoro non terminato , con l’augurio che prima o poi ci possa
essere un’altra amministrazione che provveda ad ultimarlo, magari eliminando anche le
strade che quei villini servivano – del cui smantellamento nessuno ha mai parlato (ma sarà
difficile, con i Parchi ormai sempre più in mano alla politica!).
Si è detto che quell’ultimo (ci riferiamo al VERO ultimo) “ecomostro” risparmiato
per la seconda volta, serva a educare i visitatori, ma è una ben misera scusa, visto che a
pochi chilometri di distanza esiste, in abbandono da decenni, il Rifugio del Diavolo che,
posizionato sui bordi di una strada statale di accesso al Parco, dovrebbe essere l’unico vero,
luogo dove informare i turisti che accedono alla parte naturale del Parco: i turisti vanno
infatti educati PRIMA di portarli in natura, non quando alla natura ci si è ormai dentro!
Tanto più che quell’unico, ultimo, “ecomostro” rimasto è situato ai limiti di una zona di
svernamento dell’orso marsicano e di una Riserva Integrale che dovrebbe tutelare una
delle foreste “vetuste” riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO! Qui non siamo
a Firenze o a Venezia, dove i turisti per troppi che siano arrecano forse più danno a se stessi
che non al patrimonio artistico, qui il danno è diretto ed immediato all’habitat e alla vita
stessa dell’orso ; e non esiste possibilità di controllo che lo giustifichi o che lo “mitighi”:
l’unico modo per controllarlo e mitigarlo è CHIUDERE QUELL’ULTIMO VILLINO E
POI SMANTELLARLO affinché non vi si congreghino più i visitatori che, “ecologici”
quanto si voglia, sempre disturbatori della quiete di un luogo di intima vita per l’orso
marsicano sono! Facendolo non si arrecherebbe alcun danno al turismo, né a chi del
turismo campa, perché il Rifugio del Diavolo (in realtà un vero e proprio albergo) è lì a
pochi chilometri, in vergognoso abbandono, il quale sì, potrebbe e a basso impatto
ambientale, sostituire quel villino e le sue funzioni turistiche e gestionali per chi ne ha fatto
un business.
Inutile è qui portare gli ormai tanti esempi di smantellamento di rifugi, ponti e dighe
operati nelle aree protette d’America; aree selvagge che a confronto col Parco d’Abruzzo
fanno ridere, perché piuttosto che da loro, è da noi che c’è bisogno di un rewilding , per
recuperare un poco di natura selvaggia a fronte della tanta andata persa! Invece, non si ha il
coraggio neppure di smantellare un’opera costruita abusivamente , solo perché ora fa
comodo a chi la gestisce e a chi ci guadagna, e magari sono in molti ad essere ben lieti che
sia stata realizzata! Scandaloso è quindi anche l’aver smantellato SOLO la PENULTIMA
villetta abusiva della Cicerana e aver preservato l’ULTIMA per interessi che in fondo non
sono molto dissimili da quelli di chi la costruì! Come se certi danni arrecati all’ambiente e al
paesaggio non fossero più tali dal momento che li arreca l’organo gestore di un’area
protetta: purtroppo, in passato ci fu chi sostenne questa tesi, riferita ad altre villette scandalo
(Camosciara, tutt’ora presenti e stagionalmente abitate). Sarebbe stato effettivamente troppo
bello se quei 238 ettari di terreni demaniali fossero stati riportati interamente nello stato
originario! Allora sì, sarebbe stata una vittoria piena sulla speculazione edilizia di quegli
anni! Non è avvenuto. Peccato, ci dobbiamo accontentare, in attesa di tempi migliori…
Murialdo, 22 Luglio 2018
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness





