“È tempo di superare il fondamentalismo.Serve un confronto tra mondo venatorio, dell’agricoltura, dei diversi soggetti coinvolti, per affrontare temi come quello della fauna selvatica e non rendere impossibili le attività agricole “. Così Osvaldo Veneziano, presidente Arci Caccia intervenuto, il 18 u.s., al convegno “Fauna selvatica bene indisponibile del Creato ” a Strambino nel torinese. “Obiettivo di quest’incontro- ha spiegato Veneziano- è aprire una riflessione, un percorso, un ragionamento pacato, sereno ma fermo con l’obiettivo di superare questa fase di fondamentalismo, perché più si esasperante i toni forti e meno si risolvono i problemi “. “Il tema della gestione della fauna selvatica – ha proseguito – è stato vissuto male in Italia, pur avendo una delle legislazioni migliori a livello europeo. Siamo tra i Paesi miglio nella gestione delle specie selvatiche, si pensi al problema dei danni degli ungulati nelle campagne. Non abbiamo saputo affrontare il tema del rapporto tra cultura urbana ed agraria. Da qui la necessità di una strategia comune”. A questo proposito il presidente nazionale di Arci Caccia ha ricordato il lavoro portato avanti dalla Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente ) , che vede la partecipazione del mondo venatorio, di quello agricolo ma anche dell’università, come quella di Scienze gastronomiche di Pollenzo ed il dialogo con Legambiente, con Coldiretti. Un percorso comune quello presentato, oggi, a Strambino che può avere anche ricadute economiche occupazionali :”la fauna selvatica può diventare anche una risorsa e non solo per i cacciatori. Si pensi – ha osservato ancora Veneziano – al problema presente in Italia del mercato nero delle carni di selvaggina.. Perché non fare emergere quest’economia e portare questa carne sul mercato arrivando magari alla grande distribuzione? è una situazione che va superata forse anche con una legge nazionale – ha concluso – perché il conferimento dei capi diventi obbligatorio “.
“Dal 1992 ad oggi il tema della caccia in Italia è stato gestito in modo fallimentare. Questo mondo è diventato più periferico, più silente, più piccolo. Dobbiamo capire che così non si va avanti “. È l’analisi di Nicola Perrotti, presidente della Fondazione UNA Onlus, intervenuto, oggi, al convegno nazionale organizzato a Strambino, nel torinese, da Arci Caccia. “Bisogna ragionare con le altre realtà territoriali, trovare insieme una via per convivere. La Fondazione vuole proprio essere lo sforzo per mettere insieme realtà ragionevoli che vogliono gestire positivamente il territorio”. In questo senso la Fondazione Una ha avviato una serie di progetti, tra cui quello dedicato alla corretta gestione degli ungulati selvatici in collaborazione con Ispra, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia e AnuuMigratoristi , che prevede l’identificazione numerica degli animali presenti sul territorio, creare una carta d’identità degli ungulati per capire quanti sono realmente. “Il prelievo venatorio- ha spiegato Nicola Perrotti – è un po’ come la potatura degli alberi :è la selezione degli animali in sovrannumero, di quelli segnalati per malattie e difformità, per rendere più forte la specie. Questo può essere un terreno comune dell’opera re del mondo agricolo e venatorio “. Altro aspetto che puo’ vedere una collaborazione, ha evidenziato il presidente di Fondazione Una, quello dei danni all’agricoltura dalla fauna selvatica. “Ci vuole una regolazione di questi capi e si potrebbe arrivare a collaborare se agricoltori e cacciatori si parlassero.Se poi si aggiunge che quella carne, come ci hanno confermato studi dell’università di Milano e Urbino, è più sicura, si potrebbe diffonderla anche nella grande distribuzione, sottraendola al mercato nero”.”Nostro obiettivo – ha concluso Nicola Perrotti – è creare entro fine anno un tavolo al ministero dell’agricoltura tra le diverse realtà per gestire queste tematiche “.
“La legge sulla caccia che c’è in Italia è una buona legge, che ispira al rapporto tra attività agricole, venatorie e tutela dell’ambiente. Ci sarebbe forse bisogno di qualche piccola manutenzione ma non la cambierei perché si rischierebbe di farlo in senso peggiorativo”.Lo ha detto il viceministro Enrico Morando intervenuto, oggi, a Strambino, nel torinese, al convegno nazionale sulla fauna selvatica, organizzato da Arci Caccia. Il convegno, organizzato con Fondazione Una Onlus, ha posto l’accento sulla necessità di un confronto tra mondo dell’agricoltura, venatorio, associazioni ambientaliste per affrontare temi come la gestione degli animali selvatici ed i danni che causano alle coltivazioni. “La demagogia e l’estremismo di un certo ambientalismo o di certe posizioni a favore della caccia – ha detto Remo Calcagno, presidente provinciale di Arci Caccia – non servono a nessuno. Serve un punto di equilibrio “. Aspetto questo sottolineato anche dall’assessore all’agricoltura del Piemonte Giorgio Ferrero :”il dialogo equilibrato è il modo corretto con cui ci si rapporta tra imprese agricole, chi pratica attività venatoria, cittadini, amministratori locali. In Piemonte stiamo procedendo all’iter della nuova legge sulla caccia :abbiamo fatto le consultazioni , accolto 800 osservazioni dalle diverse parti in causa. Andiamo avanti ma serve lealtà e correttezza da parte di tutti “. “Riconosciamo i valori tradizionali nella caccia sia dal punto di vista culturale che, in molte zone, economico – ha sottolineato, infine, Renzo Ruggia vice presidente Commissione Tutela ambiente del Cai- Auspichiamo in prospettiva la scomparsa di ogni forma di violenza gratuita “.”Per noi- ha detto ancora – la caccia non è trasmissibile dal punto di vista etico e su questo dobbiamo confrontarci. Noi vorremmo vederla come uno dei diversi modi di equilibrio delle specie selvatiche escludendo però ogni aspetto ludico di questa attività ”
(Agi)
Ufficio Stampa Arcicaccia Nazionale





