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Arcicaccia, parla Veneziano: ” Superare l’epoca del fondamentalismo..”

Dal Territorio
27 Giugno 2016 di Redazione Caccia Oggi
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“È  tempo di superare il fondamentalismo.Serve un confronto  tra mondo venatorio, dell’agricoltura, dei diversi  soggetti  coinvolti,  per affrontare temi come quello della fauna selvatica e non rendere impossibili le attività  agricole “. Così Osvaldo Veneziano,  presidente  Arci Caccia  intervenuto,  il 18 u.s., al convegno “Fauna selvatica bene indisponibile del Creato ” a Strambino  nel torinese. “Obiettivo  di  quest’incontro- ha spiegato  Veneziano- è  aprire una riflessione,  un percorso,  un ragionamento  pacato, sereno  ma fermo con l’obiettivo  di  superare questa  fase di fondamentalismo, perché  più  si esasperante i toni forti e meno si risolvono i problemi “. “Il tema della gestione  della fauna selvatica – ha proseguito – è  stato  vissuto  male in Italia,  pur avendo  una  delle legislazioni  migliori  a livello  europeo.  Siamo tra i  Paesi  miglio  nella gestione  delle specie selvatiche, si pensi al problema  dei danni degli ungulati  nelle campagne. Non  abbiamo  saputo  affrontare  il tema del rapporto  tra cultura  urbana ed agraria. Da qui la necessità  di  una  strategia  comune”. A questo  proposito  il presidente  nazionale  di  Arci Caccia  ha ricordato il lavoro portato  avanti dalla Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente ) , che vede la partecipazione  del mondo venatorio,  di quello agricolo ma anche dell’università,  come quella  di Scienze gastronomiche di  Pollenzo  ed il dialogo con Legambiente,  con Coldiretti. Un percorso  comune  quello presentato,  oggi, a Strambino che può  avere anche ricadute  economiche occupazionali :”la fauna selvatica  può  diventare  anche una risorsa e non  solo  per  i cacciatori.  Si pensi – ha osservato  ancora Veneziano – al problema  presente  in  Italia del mercato  nero delle carni di selvaggina.. Perché  non  fare emergere quest’economia e portare questa carne sul mercato arrivando  magari  alla grande distribuzione?  è  una  situazione  che va superata forse anche con una legge  nazionale – ha concluso – perché  il  conferimento  dei  capi diventi obbligatorio “.

“Dal 1992 ad oggi il tema della  caccia  in Italia  è  stato  gestito  in  modo  fallimentare. Questo  mondo è  diventato  più  periferico, più  silente, più  piccolo. Dobbiamo  capire  che  così  non  si  va avanti “. È  l’analisi  di  Nicola Perrotti,  presidente  della  Fondazione  UNA Onlus, intervenuto,  oggi, al convegno nazionale  organizzato  a Strambino, nel torinese, da Arci Caccia. “Bisogna  ragionare con le altre  realtà  territoriali, trovare insieme  una via per  convivere. La Fondazione  vuole  proprio  essere  lo sforzo per mettere insieme  realtà  ragionevoli che vogliono  gestire  positivamente  il territorio”. In questo  senso  la Fondazione  Una ha avviato  una  serie  di  progetti,  tra cui quello  dedicato  alla  corretta  gestione  degli ungulati  selvatici in collaborazione  con Ispra, Legambiente,  Federcaccia,  Arcicaccia e AnuuMigratoristi , che prevede  l’identificazione numerica degli animali  presenti  sul territorio,  creare una  carta d’identità  degli ungulati  per capire quanti sono realmente. “Il prelievo  venatorio- ha spiegato  Nicola  Perrotti – è  un  po’ come la potatura  degli  alberi :è  la selezione  degli  animali  in sovrannumero,  di quelli segnalati per malattie e difformità,  per rendere più  forte la specie.  Questo  può  essere  un terreno  comune dell’opera re del mondo  agricolo  e venatorio “. Altro aspetto  che  puo’ vedere una collaborazione,  ha evidenziato  il presidente  di  Fondazione  Una, quello dei danni all’agricoltura dalla fauna selvatica. “Ci vuole una regolazione di questi capi e si potrebbe arrivare a collaborare se agricoltori  e  cacciatori  si parlassero.Se poi si aggiunge che quella carne, come ci hanno confermato  studi dell’università  di Milano  e  Urbino,  è  più  sicura,  si potrebbe  diffonderla anche nella  grande  distribuzione,  sottraendola al mercato  nero”.”Nostro  obiettivo – ha concluso  Nicola  Perrotti – è  creare entro  fine anno  un tavolo  al ministero  dell’agricoltura tra le diverse realtà  per gestire  queste tematiche “.

“La legge  sulla  caccia  che c’è  in Italia è  una buona  legge,  che ispira  al  rapporto  tra attività  agricole,  venatorie e tutela dell’ambiente. Ci sarebbe  forse bisogno  di  qualche piccola   manutenzione ma non la cambierei perché  si rischierebbe di farlo in senso peggiorativo”.Lo ha detto  il  viceministro  Enrico  Morando intervenuto,  oggi, a Strambino,  nel torinese, al convegno  nazionale  sulla fauna  selvatica, organizzato  da Arci Caccia. Il convegno, organizzato  con Fondazione  Una Onlus, ha posto  l’accento sulla  necessità  di  un  confronto  tra mondo dell’agricoltura,  venatorio,  associazioni  ambientaliste per affrontare  temi come la gestione  degli animali selvatici ed i danni  che  causano alle coltivazioni. “La demagogia  e l’estremismo di  un certo  ambientalismo o di certe posizioni  a favore  della  caccia – ha detto Remo Calcagno, presidente  provinciale  di  Arci  Caccia – non servono  a  nessuno. Serve un  punto  di  equilibrio “. Aspetto questo  sottolineato  anche dall’assessore  all’agricoltura  del Piemonte  Giorgio  Ferrero :”il dialogo equilibrato è  il modo  corretto  con cui ci si  rapporta tra imprese  agricole, chi pratica  attività  venatoria, cittadini,  amministratori  locali.  In Piemonte  stiamo  procedendo all’iter  della nuova legge  sulla  caccia :abbiamo  fatto  le consultazioni , accolto 800 osservazioni  dalle  diverse parti in causa. Andiamo avanti ma serve lealtà  e  correttezza da parte  di  tutti “. “Riconosciamo i valori  tradizionali  nella caccia  sia dal punto  di  vista  culturale che, in molte  zone,  economico – ha sottolineato, infine, Renzo  Ruggia  vice presidente  Commissione  Tutela  ambiente  del Cai- Auspichiamo in prospettiva  la scomparsa di  ogni  forma  di  violenza  gratuita “.”Per noi- ha detto  ancora – la caccia  non è  trasmissibile  dal punto  di vista etico e su questo  dobbiamo  confrontarci.  Noi vorremmo  vederla come  uno dei diversi  modi di  equilibrio  delle specie selvatiche escludendo  però ogni aspetto  ludico di questa  attività ”

(Agi)

Ufficio Stampa Arcicaccia Nazionale


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