Andammo avanti su un erbone incolto fra i girasoli ed un fresato, e improvvisamente Tommy entrò in ferma quasi al centro del campo. Mi avvicinai dopo aver abbassato la tesa del cappello e impugnato con due mani la doppietta. Sollevai i cani: Tommy era sempre fermo, inchiodato dal profumo dell’animale che lo aveva stregato. Dopo qualche decina di secondi, una grossa quaglia partì parallela al terreno dirigendosi verso i girasoli. Tirai di stoccata, e mentre l’animale cadeva inseguito freneticamente da Tommy, una seconda quaglia si levò davanti a me volando nella direzione opposta; provai lo swing in senso orario e l’uccello ruzzolò fra le erbe. Fantastico, pensai, non si poteva cominciare meglio. Intanto arrivò Tommy con la quaglia in bocca, che mi consegnò inscenando le consuete finte difficoltà. Raccolsi da me l’altra ed accarezzai il cane, indirizzandolo poi nuovamente a cercare. Il campo finì presto. Entrammo in una striscia di terra arata compresa fra la base di un monte ed una coltivazione di pomodori. L’ambiente era interessante, ma probabilmente non rappresentava l’optimum per cacciare le quaglie. Tommy cercava di esplorare come poteva il campo coltivato, mentre io ne seguivo il lavoro tenendomi sulla testa dei filari.
Lo vidi venire verso di me; poi cominciò a dettagliare e ad accennare a ferme e strappate, rimettendo il naso a terra. Mi avvicinai di corsa a lui, incespicando penosamente fra le piante di pomodoro, mentre ad una quarantina di metri un grosso gallo di fagiano frullava rabbioso . Tirai con disperazione sui grilletti , come se ad una tirata più forte avesse potuto corrispondere una maggiore “potenza di fuoco”. Le due botte esplosero sonore ed inutili , mentre quella meraviglia di fagiano se ne andava intatto, inseguito a perdifiato da Tommy. Non solo, rientrando dalla sua folle corsa, l’indemoniato cucciolone sfrullava anche la femmina ad una sessantina di metri da me. Questa volta non tirai neppure ed abbassai l’inutile fucile quasi in segno di resa, con la gola secca e la mente annebbiata. Attesi il rientro del cane passivamente, senza neanche richiamarlo. Poi, quando la sua furia inseguitrice si fu placata, mi scossi dal torpore in cui ero precipitato e provai ad impostare quel che restava della mattinata di caccia. Per cominciare legai Tommy al guinzaglio, onde impedirgli di combinare altri guai , e mi avviai verso la base della montagna dove speravo ci fosse qualche altro sito interessante per le quaglie. Su uno stradello accanto ad un campo di erba medica lo sciolsi nuovamente.
« Pag 1 | Pag 3 »