Quest’ultimo punto è anche la carta migliore del Gordon, ed è ritornata utile quando, alla selezione storica avvenuta in ambienti dove, allora come ora, il tasso d’umidità era molto elevato, le temperature erano perlopiù basse e la ventilazione poteva passare dallo stagno assoluto alla tempesta nel giro di pochi minuti, è succeduta una selezione d’utilizzo nei vari paesi, tra cui il nostro, che invece presentano ostacoli climatici di tipo diverso. La larga base genetica, il ventaglio olfattivo ampio di cui questo cane è dotato, e che, vorrei ripeterlo, è uno dei suoi marchi di qualità, ha svolto un ruolo cardine nel consentirgli un adattamento universale ed una facilità di lavoro e di analisi negli ambienti più intricati.
La morfologia del gordon è vantaggiosa ed efficiente. Qualcuno potrebbe obbiettare che forse è un poco sovradimensionato per gli ambienti ristretti, ma secondo me non è vero: laddove passa un uomo armato di fucile, passa
qualsiasi cane. E per sparare alle beccacce o al fagiano nascosto nel folto bisogna entrare ed arrivare sulla ferma, risultando totalmente inutile che ci passi solo l’ausiliare. Chi vi dice il contrario non ha mai cacciato beccacce con un fermatore, se non per caso fortuito. Ciò che conta in questa caccia è la volontà di arrivare sul selvatico, elemento che sarà magnificato da una capacità olfattiva adeguata e da una certa riflessività. Tutte doti che abbondano nelle migliori linee di sangue da lavoro del Gordon, al pari di altre qualità quali la tendenza a “ragionare” sulle cose e la capacità innata di gestire le proprie forze, supportata da una struttura robusta ed elastica al contempo.
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