Da cent’anni a questa parte sono cambiate molte cose nel mondo della caccia. Sono cambiate le armi, sono cambiati i cani, ma soprattutto è cambiata la società. Mentre sulle prime, e soprattutto sui secondi potrei anche azzardare alcuni giudizi tecnici, la terza non sta a me giudicarla. L’evoluzione della società ha portato tante cose buone, quali l’istruzione e la coscienza di sé, ma non ha potuto fare a meno di trascinarsi dietro anche aspetti che rappresentano un’involuzione in senso assoluto. Nella caccia ad esempio, se cent’anni addietro si andava con cani più o meno di ogni tipo e foggia, oggi invece è raro trovare cacciatori che non siano dotati di esemplari belli e blasonati. Questo è un bene.
E’ un male invece lo scarso senso di sportività dovuto alla competizione, nonché la mancanza di rispetto e di educazione verso la natura di molti malaccorti fucilatori.
E’ un male l’eccesso di televisione, di computer o di videogiochi rispetto all’andare a caccia di rane o di lucertole. Molte cose che so della caccia me le hanno insegnate questi animaletti.
Sono un male le predicazioni omologanti di certe maestrine disneyane che stigmatizzano la caccia, ma divorano cornetti e brioche prodotti con uova deposte da galline costrette allo sfinimento sotto la luce al neon notte e giorno, e indossando mutande di seta prodotte con la secrezione di un povero verme torturato e alla fine ucciso, mentre in classe ai nostri bambini inculcano che non c’è più differenza fra maschi e femmine.
E’ un bene, invece, che ci siano ancora cacciatori che amano i cani più del fucile, e che ci siano ancora mamme che preparano la merenda al loro piccolo che segue il papà ed i segugi in campagna.
A questo ci appigliamo. Su questo, per il futuro, contiamo.
L’evoluzione della specie
Il nido del falcoCondividi: