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Murialdo, 1 Giugno 2025
- Lo negano in tanti, ma in questa storia dei cambiamenti climaticie surriscaldamento del pianeta –che sono pur veri –, qualcuno non ce la racconta sempre tutta giusta; e forse qualcuno manipola anche, pur di mantenere vivi i propri punti di vista che, in quanto ritenuti verità assoluta, come la moglie di Cesare su questa convinzione non deve neppure essere posto il, appunto, beneficio del dubbio. Ma poi succedono cose, e giungono notizie che fanno a pugni con la verità acclarata e allora, in quanto uomini capaci di intendere e di volere, i nostri cervelli agiscono per le funzioni che il buon Dio ci ha dato: leggono, osservano, riflettono e, allora, ecco che il beneficio del dubbio risalta fuori. Prendiamo il caso recente di alcune foto apparse sul settimanale 7 abbinato al Corriere della Sera del 16.05.2025, pubblicate per illustrare il libro di un noto fotografo (Monte Rosa, di Carlo Meazza) e non certo per discutere del clima, del surriscaldamento globale o… del ritiro dei ghiacciai. Eppure, è proprio questo che attestano; ovvero, se non il non ritiro di un ghiacciaio, almeno una sua scarsa riduzione (a conferma, caso mai, che il lento ritiro c’è sempre stato). La prima foto risale al 1992; la seconda al 2025. Ovvero, tra i due scatti sono trascorsi ben 33 anni. Lasciamo perdere ciò che esse raffigurano (personaggi di interesse per l’articolista), ed osserviamo bene, in entrambe le foto, non la persona in primo piano, ma lo sfondo, identico per entrambe, dove appare la lingua del ghiaccio di Gressoney (Valle omonima della Valle d’Aosta). Ebbene, si nota benissimo come il ghiacciaio sembrerebbe essere appena regredito, ed anzi, anche accresciutosi nella sua parte frontale. Una constatazione che collide con la tesi del ritiro “impressionante” di tutti i ghiaccia alpini e del mondo. Come mai? È un fatto eccezionale e anomalo, e non sulla linea generale di questa constatazione certificata dagli esperti, o solo una casualità? O si tratta di un mero effetto ottico/fotografico? Si spera che qualcuno ce ne dia la spiegazione. Sebbene sia già stato certificato che anche nelle Ande argentine il Ghiacciaio Pepito Moreno, ad esempio, al contrario di altri ghiacciai, anziché ritirarsi secondo certe notizie apparse sui media qualche tempo fa, sarebbe aumentato!
- DalCorriere della Seradella Sera (pagina Economia) del 25 maggio 2025: “Energia, il 58,4% degli italiani dice sì al ritorno al nucleare”. Come sono lontani i tempi dell’esaltante battaglia contro il nucleare! Era il 1987, la centrale russa di Chernobyl era esplosa solo da un anno e gli italiani, forse anche condizionati dall’onda emotiva, si opposero in massa contro il nostro programma nucleare, con un referendum popolare vinto dagli antinuclearisti con un 80% di opposizione! E soprattutto furono i giovani ad opporvisi, trascinati dalla propaganda antimilitarista della sinistra che non tanto alla salute pubblica pensava, quanto al fatto che con l’uranio arricchito si potevano produrre le bombe atomiche, e che le bombe atomiche le costruiva l’America per opporsi all’allora URSS! Oggi il Corsera ci dice che «Oltre il 32% degli italiani non sa nemmeno che l’Italia avesse le centrali e producesse energia elettrica. Ma è proprio quella minoranza a essere favorevole a un ritorno dell’atomo nel nostro Paese. E se si scoprissero grandi giacimenti di gas o petrolio (inclusi i mari) quanti sarebbero favorevoli a sfruttarli? Il 75% degli italiani, ma più della metà a patto di garantire ambiente e decoro. Sono alcuni dei risultati della ricerca “Italia: energia sicura?” realizzata dall’Istituto Gpf, che ha condotto l’indagine su un campione rappresentativo di 2.000 cittadini maggiorenni, intervistati tra il 30 aprile e il 5 maggio […] il 58,4% degli intervistati accetta (con diverse sfumature di opinione) di tornare al nucleare per il fabbisogno energetico e sono i giovani ad esserne più propensi: il 62,3% degli under 35 lo è. Anche il fenomeno Nimby è nettamente inferiore tra i più giovani: il dato generale di un 38,8% che sarebbe disposto a vedere un impianto vicino a casa sua (e un ulteriore 31,4% in qualche modo possibilista) è degli under 35 e scende fortemente con l’età (meno del 30% tra gli over 65). […]» Nonostante questo, va fatto presente che la stessa indagine ha anche stabilito che: «Come soluzione, l’82% è molto o abbastanza d’accordo nell’investire sulle rinnovabili». Due dati che dimostrano solo che gli italiani sono quello che da sempre all’estero pensano di noi: un popolo di opportunisti e di ipocriti. D’altro canto, anche dopo il suddetto referendum, l’Italia ha continuato a comprare energia prodotta da centrali nucleari all’estero ( e partecipato a costruirne di nuove!), e mai nessuno ha proposto di impedirlo per coerenza a quella scelta del 1987! Comportamento confermato anche dai tre dati succitati: 58,4 a favore del ritorno al nucleare; 82% favorevole alle energie alternative; 75% a favorevole ai fossili!
- Sulla Wilderness, disinformazione o solo mala-informazione?Gli animalisti europei (e italiani) sono stati bravi a disinformare sul significato della filosofia Wilderness: è da anni vanno predicando un animalismo Wilderness che non è mai esistito nella patria di questa filosofia, a partire da Thoreau fino ad Aldo Leopold, personaggi fatti passare per anticaccia, quando non lo sono mai stati. Entusiasti del loro interesse anche verso la difesa della fauna, hanno dato per scontato che fossero degli anticaccia: e così li hanno “dipinti” nei loro libri, saggi e articoli, sia in Europa sia in Italia. E, dato che dire Wilderness significa dire Thoreau e Leopold, ecco che l’abbinamento è stato presto fatto: dire Wilderness significa tutela integrale di ogni forma di vita; e, per collegamento, dire NO alla caccia! E invece non è affatto così! Tutto nasce dalla mancanza di informazione. Il movimento americano per la preservazione dellawilderness non è sorto per proibire la caccia, ed anzi furono proprio molti cacciatori a promuovere il movimento; intendendo con questo la difesa e tutela degli stati di wilderness ancora esistenti e appartenenti alla Federazione e non già quelli appartenenti ai privati. Quindi, se il vincolo “integrale” si richiedeva per la conservazione di stati originali, ciò era inteso solo per l’impedimento alla realizzazione di nuove strade e di nuove opere urbane e allo sfruttamento delle foreste su aree demaniali appartenenti alla Federazione; ma non per questo chiudendo alla caccia questi territori. E men che meno di far chiudere alla caccia o applicare regole “integrali” di conservazione ai terreni privati e pubblici locali (delle Contee, degli Stati e delle Riserve delle Nazioni natie). Anzi, era proprio anche per conservare territori dove poter liberamente praticare la caccia che si richiese la loro preservazione: «Una distesa ininterrotta di ambiente preservato nel suo stato naturale, aperta ad una caccia e ad una pesca legittime e lasciata priva di strade, sentieri modernizzati, strutture turistiche ed altre opere dell’uomo» (Aldo Leopold). Quindi, alla reazione del popolo rurale trentino alle intemperanze dell’animalista Mario Tozzi quando parla di lupi e di orsi, il “Comitato Insieme per Andrea Papi” ha sbagliato, criticandolo, asserendo che egli ha presentato una situazione ispirata “al dettato dell’ideologia wilderness che fa dell’inselvatichimento della natura un totem da venerare”; ha detto una inesattezza; ovvero, ha abbinato all’ideologia Wilderness una posizione che in realtà è solo animalista ed anticaccia; ma che non ha nulla a che fare con la VERA FILOSOFIA WILDERNESS! Hanno confuso l’integralismo animalista e anticaccia con la Wilderness, solo perché male informati. E, purtroppo, così facendo fomentando e contribuendo alla disinformazione e alla diffusione di questa erronea idea della Wilderness! Diamo a Cesare quello che è di Cesare! Quale che sia la posizione del suddetto Comitato in merito alla presenza di orsi e lupi, si sappia che almeno l’Associazione Italiana per la Wilderness sta certamente dalla parte loro; anche perché l’orso che ha ucciso Andrea Papi non era un orso autoctono del Trentino, ma un orso sloveno importato in Trentino, e, a prescindere dalla discutibile necessità/urgenza di farlo, certamente con metodo democraticamente molto discutibile!
- Una notizia di cronaca locale smentisce quanti sostengono che il luponon e aggressivo verso l’uomo, e che se mai lo dovesse essere, sarebbe sempre perché l’uomo lo ha provocato. La ha riportataLa Stampa del 14 maggio 2025 (Cronaca di Savona), sebbene quasi “nascosta” o almeno senza eccessiva visibilità. Il fatto sarebbe avvenuto in una località tra la Val Bormida e il versante marino tra i Comuni di Quiliano, Altare e Mallare (Savona). Ecco cosa si può leggere: «Un incontro ravvicinato con i lupi per due uomini che l’altro giorno stavano percorrendo la strada asfaltata in località Montagna di Quiliano, percorso amato sia dai podisti sia dai ciclisti, che conduce alle Tagliate e quindi arriva fino a Mallare. Mentre i due cinquantenni savonesi, F.S. e A.Z. stavano uno camminando l’altro pedalando, hanno sentito a poca distanza dei latrati. Poco dopo hanno visto una copia di lupi adulti che stava sbranando un cucciolo di capriolo, azzannato da un esemplare al collo e dall’altro alla coscia. I due lupi sentendosi disturbati hanno lasciato la preda ormai morente e si sono avvicinati alla coppia di sportivi ringhiandogli contro e mostrando i denti. I due uomini, lentamente, sono così arretrati senza dare le spalle agli animali, e quindi sono tornati sui loro passi. A metà febbraio, ai due amici era accaduto un fatto simile, seppure meno cruento. E la zona è sempre sulle alture di Quiliano. In quel caso stavano percorrendo la parte sterrata di via Verne, che collega la frazione di Roviasca con Altare, quando si erano imbattuti in un gruppetto di lupi. Tre esemplari si erano bloccati davanti ai due runner, incominciando a ringhiare loro contro. Uno dei tre animali, forse il capobranco, si era avvicinato ai due uomini a passo felpato, mostrando i denti e con il pelo irto. I due sportivi erano tornati sui loro passi, allontanandosi». Ovviamente i lupofili diranno che non vi sono prove che fossero lupi, e che anzi erano probabilmente solo cani che gli assomigliavano! E che, almeno nel primo caso, stavano solo difendendo la loro preda. Resta il fatto che di fronte ai due uomini, anziché filarsela per paura dell’uomo come sostengono i lupofili, in entrambi i casi hanno avuto atteggiamenti aggressivi vero l’uomo e palesato segni di scarso timore. Atteggiamenti che, quindi, potrebbero anche concludersi diversamente! Come successe negli anni ’50 dello scorso secolo, quando una lupa per difendere i suoi cuccioli aggredì un cacciatore; salvatosi solo dalla sua pronta reazione difensiva, sparandogli! (cfr. EPOCA n. 1782 del 30 novembre 1984, anche citato in Wilderness/d n. 3/2022).
- L’AIW è notoriamente molto critica verso la gestione del Parco Nazionaled’Abruzzo e della sua popolazione di Orso marsicano, ma criticare questa gestione anche quando (almeno qualche volta!) fa qualcosa di buono e di saggio, magari no! Ad esempio, è recente la polemica che alcuni hanno fatto scaturire alla notizia della chiusura agli escursionisti, fotografi e, cosiddetti “appassionati” dell’orso, di un sentiero che attraversa e/o conduce ad una zona delicata per la vita dell’animale durante il periodo degli accoppiamenti. Eppure questa volta la decisione è più che giusta, ed anzi dovrebbe essere estesa anche ad altri sentieri e ad altri periodi dell’anno. La decisione pare sia stata presa «a causa del massiccio numero di visitatori che, nonostante gli appelli, continuano a frequentare l’area in un periodo particolarmente delicato per gli orsi marsicani. Il motivo principale alla base del provvedimento appena adottato è infatti la presenza di orsi bruni marsicani che utilizzano l’area attraversata per la delicata fase dell’accoppiamento. Una pratica che si ripete da svariati anni, e purtroppo attira un gran numero di persone che si recano in zona desiderosi di osservare o e fotografare i plantigradi». In questo caso l’AIW loda quindi l’iniziativa delle autorità del Parco, ed anzi ne propugna la pratica anche per altre zone, come ad esempio, La Cicerana e la Difesa di Pescasseroli, entrambe di estrema importanza per la vita dell’orso in tutte le stagioni, ma anche per la difesa dei relitti di “foreste vetuste” che vi si riscontrano. Purtroppo in questi casi invece il Parco consente sia “ciaspolate” in periodo subito post letargico, e finanche l’allestimento di mostre artistiche! Entrambe iniziative che addirittura i turisti li attraggono! Quindi, pur lodando quanto stabilito dal Parco pe il sentiero del Monte Forcone-Monte Marsicano, non si capisce il perché della diversità! Due pesi e due misure che lasciano molti dubbi sulle reali finalità di questi provvedimenti intransigenti in un luogo e permissivi negli altri! E ricorda come negli USA i nativi chiudono al turismo, E IN FORMA ASSOLUTA, ogni anno per alcuni mesi un’area di diverse migliaia di ettari per assicurare la quiete all’orso grizzly durante un particolare periodo alimentare.