Torniamo al pointer. Scrive il reverendo Symonds nel suo “Treatise on Field Diversion” del 1776 : “Questo tipo di cane era introdotto qui all’inizio del presente secolo, ed è risaputo essere nativo della Spagna o del Portogallo, così che molti erano, ed ancora sono, portati a noi da entrambi i regni. Il primo che io ricordi di aver visto, era circa quarant’anni fa. Bianco e nero, pesante, lento, senza alcuna regolarità nel battere il terreno, senza nessuna risposta ai comandi, ma un PUNTATORE NATURALE “(scritto in capital nel testo originale, n.d.a.). Generalmente però, l’importazione più frequente era di soggetti chiazzati bianco e marrone.” L’autore è citato e preso a riferimento anche da Arkwright nel suo libro celebre, ma la differenza è che il maestro possedeva un copia del 1886 e dunque, almeno così pare dalla traduzione italiana, a beneficio dei suoi lettori aveva adattato la frase di Symonds “ ..in the beginning of the present century..” con “all’inizio del secolo XIX..” ovvero l’ottocento, in luogo, più correttamente, del settecento. Che l’edizione sia diversa lo prova, oltre a tutto il resto, il fatto che nella mia copia trovo il passo a pagina 10, mentre Arkwright lo cita come scritto a pagina 14. Dico ciò perchè
qualcuno leggendo il diffusissimo ed aureo volume di Arkwright, e trovando la citazione, non si confonda più di tanto. Il mio volume è quello originale del settecento, mentre probabilmente quella che, fra le tantissime, andò a consultare Arkwright era una riedizione di oltre un secolo successiva. Tuttavia la cosa che ci preme focalizzare è una: Symonds, ancora nel 1776 attribuisce una parte dell’origine del pointer inglese, o meglio del pointer utilizzato in Gran Bretagna, ad immissioni di sangue spaniel e addirittura setter, che all’epoca era poco più di uno spaniel con una certa inclinazione alla ferma: “ Presumo che siamo in debito, per l’attività della nostra moderna razza di pointer, all’incrocio tra lo straniero ( spagnolo o portoghese, n.d.a.) ed il nostro setter ( razza da poco formata e che Symonds stesso considerava uno spaniel migliorato e fermatore, n.d.a.). La mistura fu di successo, cosicchè noi siamo forniti con un linea che agirà con una più grande varietà di capacità rispetto ad ogni altra.” Nessun accenno quindi, nelle sue parole, ad incroci con gli “hounds”, cioè i segugi ed i levrieri. Il motivo è chiaro: questi alla metà del settecento dovevano ancora avvenire, dunque non potevano essere contemplati in una trattazione di quell’epoca. Tali innesti però avvennero all’inizio del secolo successivo, quello diciannovesimo, e conferirono al pointer la sua caratteristica più eclatante, ovvero la grande velocità e la resistenza fisica per mantenerla sulle lunghe distanze.
ESEGESI DELLE FONTI: L’ORIGINE DEL POINTER
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