L’episodio positivo risale ad un’apertura della caccia di ormai tanti anni fa. Ricordo che rientrai a casa intorno alle undici con i due pointer che avevo impiegato fin dal mattino, tutt’e tre stravolti dalla fatica e dalla calura. Il carniere era stato soddisfacente e francamente ero quasi determinato a non accontentare gli uggiolii di disperazione dell’altro che era rimasto in canile. “Stasera o domani, ora è troppo caldo” pensai mentre bevevo alla fontana del giardino insieme ai cani. Ma l’acqua fresca corroborante e lo sguardo disperato di Zagor, il maturo pointer compagno d’arme e d’avventure in cento battaglie, mi fecero cambiare idea. Lanciato uno sguardo dietro casa, individuai quale sarebbe potuta essere la zona per quella seconda, necessariamente breve, uscita. “Crepi la poltroneria!” bofonchiai lasciando uscire dal canile il supplicante. Ci avviammo verso una vecchia casa in ricostruzione duecento metri dietro la mia, percorrendo però la via dei campi. Mia moglie, nel vedermi ripartire mi avvisò che laggiù, nel primo mattino, c’era stato un vero inferno di cani e cacciatori. Non ne dubitavo, ma volevo solo accontentare un po’ il mio generoso amico. Questi cominciò ad aprirsi con una falcata fluida e potente battendo alla meglio un’enorme stoppia di mais. Io lo seguivo con il fucile in spalla, sicuro che in quei cinquanta ettari che ci separavano dalla vecchia casa non ci fosse rimasto assolutamente niente. 
Sotto una canicola sempre più mordace, con l’aria ferma ed immersi in un silenzio innaturale, Zagor cercava di raggiungere i due lati dell’enorme campitura assaggiando l’aria con il naso. Finì il primo campo, poi il secondo ed anche il terzo ed alla fine giungemmo alla vecchia dimora. Il cane interruppe un affondo, tornò sui suoi passi, riannodò un filo che solo lui poteva sentire, quindi riprese a galoppare più forte di prima. Entrò in un campo di pomodori che definire immenso sarebbe suonato riduttivo e qui cominciò a scorrerne i filari come se fosse consapevole di qualcosa di preciso. Fino ad allora il quasi impercettibile movimento d’aria ci aveva favorito venendoci in faccia ma, in quello che a me parve un attimo, la situazione cambiò.
POINTER E STARNE : L’ALTRO LATO DEL COLLE…
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