E’ un po’ di tempo che non parliamo di pointer. Abbiamo fatto due chiacchiere su tante razze da ferma e da seguita, ma il grande fermatore inglese, per un motivo o per un altro, non lo avevamo più incontrato. Tuttavia, poiché questa volta l’attrice principale dovrà essere la starna, mi pare ineccepibile, sotto il profilo storico e concettuale accostarle quello che è il suo antagonista d’elezione: il pointer. Ma non parleremo di prove, di Derby o di quant’altro sia collegabile all’attivita agonistica che un cane può svolgere. Non credo che interessi a nessuno, e men che meno al cacciatore che la mattina con la galaverna o con la guazza, afferra lo schioppo, sveglia i suoi pointers e si avvia verso la sua piccola avventura personale. Ragioneremo dunque, come sempre, di caccia cacciata, benché con tutti gli inevitabili limiti, le ferree deficienze e le confutabili “verità” che ci appartengono.
Ed allora: inquadriamo il territorio, localizziamo l’avversario e ispezioniamo le truppe.
Le starne vivono in ambienti di moderata pendenza ed altitudine, quali pianure e colline, solitamente vocate alla coltura mista, agli erbai ed alle campiture a cereali, inevitabilmente intercalati da fossi e fossetti di dimensioni svariate. Potranno esserci delle siepi, ma più spesso la soluzioni di continuità saranno affidate ai rovi ed alle ortiche che fanno da baluardo agli argini. In due parole, saranno sempre ambienti aperti e, quel che più conta, ventilati. A questo punto, è doveroso cominciare a chiedersi quali sono le caratteristiche che dovrebbero appartenere al cane che sarà destinato a cacciarle. Basterà fare due più due. Gli ambienti aperti sono sinonimo di dispersione della selvaggina sull’unità di territorio ed appare evidente che nessun cacciatore può pensare di battere tutto il terreno che riesce a vedere. In primis, allora, servirà un cane in grado di aprire molto la sua cerca, mantenendo una buona velocità di base anche dopo la prima mezz’ora di galoppo sfrenato. Ma c’è una definizione che a mio avviso inquadra benissimo il soggetto ideale. Appartiene agli inglesi, ma la prima volta che l’ho sentita ho deciso di farla mia: ” Il cane dovrà sempre essere desideroso di sapere com’è il mondo dall’altro lato della collina”. Ancora una volta, la dote di elegante sintesi tipicamente britannica ha stilizzato il concetto base dell’essenza di un pointer, ovvero la passione per la caccia. Senza quella dote, in quella misura, il pointer potrà cacciare forse altra selvaggina in altre situazioni, ma mai, in nessun caso, le starne nel loro ambiente naturale.
POINTER E STARNE : L’ALTRO LATO DEL COLLE…
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