Ma Tommy era giovane, e un po’ di insensatezza dovevo pur accreditargliela. Tuttavia, con un disappunto che cominciò a trasformarsi in sgomento, mi resi conto che il pointer non aveva nessuna intenzione di tenere in considerazione il flusso eolico. Non solo: era completamente disinteressato anche ai miei movimenti. Tommy continuò a correre nel verso che la sua testa gli diceva, incurante del vento e del conduttore fino a quando, un quarto d’ora dopo, non si stancò, rallentando sempre di più per fermarsi stravolto ed ansimante, in mezzo ad un terreno fresato, a guisa di uno di quei tristi pupazzi d’una volta, con la carica a chiavetta. Inebetito, lo guardai muoversi verso di me: quello che solo pochi minuti prima era stato uno spettacolo della natura, adesso era una scena da libro Cuore: il cacciatore impietrito dalla delusione attendeva il suo cane ansimante che annaspava penosamente fra quelle zolle, solcate solo qualche manciata di minuti prima con aggressiva speditezza. Decisi di tornare alla macchina, così , piano piano, anche per far riprendere Tommy dallo sforzo sostenuto. In capo a nemmeno dieci minuti ricevetti il colpo di grazia. Passando, con il pointer sempre accanto, ai piedi da un piccolo medicaio che pocanzi lui aveva battuto nella sua folle performance, si alzò una starna che che fermai solo di seconda canna tanto fu la sorpresa, amara, nel vederla frullare. Tommy non la degnò di uno sguardo ed entrò invece in ferma
laddove l’uccello s’era appena involato. E sapete cosa fece venti minuti dopo? Sentendosi riposato, neanche a dirlo, riprese a correre.
In sintesi, un cane figlio e nipote di cani campioni di lavoro su starne, il quale, proprio sulle starne, era un’autentica nullità: fisicamente, poiché dopo una scintillante galoppata di neanche mezz’ora, era crollato come un giocattolo rotto; mentalmente, perché non aveva capito assolutamente nulla della caccia sul vento e della sua funzione; psichicamente, perché non aveva tenuto conto dell’usta della starna che pure era nella zona su cui aveva impazzato e perché la vera radice di tutti i mali , alla fine, risiede sempre là in fondo. E tale nullità rimase, fatta eccezione che sulle quaglie, fino alla sua prematura scomparsa a causa d’un malaccio, all’età di cinque anni, non mancando mai d’impressionare chi aveva la ventura di incontrarlo nei suoi primi venti forsennati minuti . Lo sfortunato Tommy mancava di quei tre preziosi ingredienti di cui sopra; quindi era mal costruito perché troppo leggero e veloce; ragionava con le zampe perché, quando non c’erano quaglie, non riusciva capire di star cacciando; era squilibrato perché probabilmente era l’incolpevole portatore di un nevrilismo eccessivo che gli impediva di tenere un atteggiamento più sereno. Dimostrando così, senza equivoci, il “teorema della sensibilità venatoria”.
POINTER E STARNE : L’ALTRO LATO DEL COLLE…
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