Tra i mammiferi oggi presenti in Sila, vi sono, quasi tutti quelli che costituiscono, l’apice della catena alimentare o quasi, degli Appennini. Il Lupo appenninico, che agli inizi degli anni ’70 rischiava l’estinzione, in Italia come in Sila, è riuscito a salvarsi grazie alla protezione della legge è all’impegno delle associazioni ambientaliste, in primis il WWF-Italia, che con il lancio della campagna “San Francesco”,ha iniziato una nuova epoca per la sopravvivenza. Quarant’anni fa, i lupi italiani erano meno di cento! Oggi il Lupo in Italia conta, tra i 1500 e i 1900 esemplari, con un’incidenza all’aumento e alla colonizzazione di nuove aree, dalle quali mancava da secoli, vedi l’arco alpino. Il Lupo appenninico, in Sila, reso così celebre da film, racconti e da blasoni di società sportive, vive un po’ in tutti i settori dell’altipiano, con una buona popolazione. Si tratta di uno dei pochissimi nuclei storici dell’Italia, da qui, non si è mai estinto! I
lupi della Sila, sono all’incirca una cinquantina, pur non avendo, stranamente, un’esatta stima numerica. Su di essi però incombono ancora pericoli e minacce che vanno sradicati con ogni mezzo legale possibile per evitare danni irreparabili a questa innocua quanto preziosa specie. La principale minaccia è rappresentata dai bocconi avvelenati che ogni anno uccidono non meno di una decina di esemplari, spesso nel silenzio e nell’omertà.“Il Lupo è cattivo solo nelle favole”, questo slogan del Parco Nazionale della Sila, non ha bisogno di alcun commento, poiché tutti i detti e le credenze popolari che sono stati da sempre associati ai lupi, sono solo frutto di fantasia, senza alcuna prova scientifica e soprattutto senza nessun fatto dettagliatamente documentato. Altro formidabile predatore insieme al Lupo è il
Gatto selvatico, animale elusivo, misterioso e schivo, ancora presente in Sila nelle aree meglio conservate con una buona popolazione, pur essendo un animale abbastanza raro in tutta Italia, rischia l’ibridazione con i gatti domestici rinselvatichiti, presenti nelle campagne. Particolare, l’evento inerente al recupero di due cuccioli, che m’impegnò nel 2004, animali poi allevati e rilasciati con successo da parte del Centro Recupero Animali Selvatici – CIPR di Rende (Cs), monitorati con radiocollare (radiotelemetria) all’interno del territorio del Parco Nazionale della Sila. La Lince europea, si ritiene estinta da più di un secolo, nonostante sia ritornata sulle Alpi e nell’Appennino centrale, qualcuno ipotizza come presente anche nella Sila, nelle zone più remote, nonostante al momento non ci siano prove attendibili
circa la sua effettiva e reale presenza, non può nemmeno escludersi, la possibilità, di esemplari, frutto d’immissioni clandestine o addirittura giunti dall’Appennino centrale e dall’Abruzzo in particolare, ovvio che si tratta di mere considerazioni personali prive, al momento, di alcuna documentazione scientifica. L’ultima testimonianza che personalmente ho rinvenuto in Sila, può ritenersi quella contenuta in un prezioso documento storico del 1835, dove era già citata come rara, ma che di tanto in tanto, qualcuna, se ne catturava nei dintorni dell’abitato di San Giovanni in Fiore, nel dialetto locale, era nota come “Gattopardo”.
La fauna della Sila: magia verde nel profondo sud..
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