Fin dalle epoche più remote, la Sila, è stata considerata come una delle aree più ricche di animali selvatici di tutto il Bacino del Mediterraneo. Nell’ultimo secolo, purtroppo, questo prezioso patrimonio si è impoverito notevolmente. Fino agli inizi del Novecento, certamente, esistevano ancora la Lince e il Cervo, scomparsi a causa dell’uomo. L’Orso si è estinto in epoche più remote, mentre l’estinzione del Camoscio e dello Stambecco è dovuta ai profondi sconvolgimenti climatici, probabilmente durante l’ultima epoca glaciale. Più recente, la scomparsa dell’Avvoltoio degli agnelli o Gipeto, chiamato in vernacolo locale “arpa”. Da personali ricerche svolte, supportate dalla raccolta di rare testimonianze storiche, risalenti alla fine degli anni ’50, riporterebbero la specie presente nel territorio di San Giovanni in Fiore, in una località con un nome caratteristico proprio per la
storica presenza di questo grandissimo uccello, avente oltre 3 metri di apertura alare, probabilmente, la coppia silana di quest’avvoltoio, era l’ultima rimasta in Calabria. In Sila, con ogni probabilità si è estinta anche l’Aquila reale, in un’area alle falde della Sila orientale, ci sono testimonianze inequivocabili, sulla storica presenza del maestoso rapace, risalenti a circa sessant’anni fa. Su questo grandioso rapace, bisogna dire, che l’habitat silano non è poi stato così idoneo a tale specie, per via delle estese foreste e delle ridotte radure con zone rocciose. Un’altra grave estinzione è quella dell’Aquila del Bonelli, che fino agli inizi degli anni ’90, volteggiava ancora nei cieli di Campo di Manno. Dopo aver fatto questa doverosa premessa, a testimonianza dell’importanza e della ricchezza del patrimonio faunistico della Sila calabrese, facciamo adesso una panoramica sulle principali specie ancora presenti su uno dei più vasti altipiani d’Europa. Tra le varie specie di anfibi, meritano cenno: la Salamandra dagli occhiali, la Salamandra pezzata, il Tritone crestato italiano, la Raganella italiana, la Rana appenninica e la Rana verde minore. I pesci presenti nei fiumi e nei torrenti, sono la Trota fario, che poi è quella più diffusa, pur se, l’originaria Trota macrostigma è ancora presente in poche aree dell’altopiano, a perenne rischio d’ibridazione. In alcuni torrenti interni, vive la Trota iridea, che è stata immessa negli ultimi anni. Molto localizzati sono la Rovella
e il Cobite, pesci indigeni d’interesse protezionistico a livello europeo. Nei laghi, le scriteriate immissioni a scopo piscatorio, nel tempo, hanno favorito il proliferarsi di molte specie alloctone a discapito di quelle autoctone. Oggi, oltre alla Trota lacustre e all’Anguilla, a popolare un po’ tutti i bacini silani vi sono: la Carpa, il Cavedano, la Tinca, il Carassio, il Persico e altri. Tra i rettili, invece, si annoverano: il Cervone, che è il più grande serpente italiano; il Saettone; la Vipera aspis dell’Hugyi, tipica delle montagne meridionali e di cui esistono rari esemplari melanici e melanotici; il Colubro liscio; il Biacco; la Biscia dal Collare e il Ramarro occidentale. Molto rara è la Biscia tassellata, di cui si registrano pochissimi avvistamenti in Sila Grande e nell’Alto Marchesato di Crotone.
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