Oggi, che già abbiamo lasciato alle spalle il primo qundicennio del ventunesimo
secolo, la razza è magnificamente rappresentata in qualità e numero. Le correnti di sangue si sono spesso incontrate, mescolandosi e apportando l’una all’altra il proprio patrimonio di cromosomi e caratteri; le morfologie si sono affinate guadagnando in stile e poliedricità d’impiego; i temperamenti hanno smussato alcuni angoli e guadagnato ancora di più in collaboratività, facendo si che il nero d’Italia sia impiegato con grande soddisfazione in tante attività che richiedono responsabilità, intelligenza e coraggio, come il servizio nel Corpo Forestale dello Stato o presso le polizie urbane di molti comuni. Anche lo sport lo ha scoperto e valorizzato, portandolo ad imporsi ai vertici internazionali nelle competizioni di monta da lavoro. Prima sconosciuto all’estero, è adesso richiesto e stimato in molti fra i più importanti Paesi, e dove prima era negletto ora invece viene apprezzato senza mezze misure. Nando Orfei, che di cavalli se ne intendeva, una volta ebbe a dire: “ E’ il migliore. Il miglior cavallo del mondo…”. Il vecchio leone del circo aveva ragione, ed ancora una volta aveva visto lontano. Eccezionale compagno d’avventure nell’equitazione di campagna, il murgese ha carattere franco e gentile, disposto a collaborare con il suo amico a due gambe fino all’inverosimile, ma non è e non sarà mai un pacioso bonaccione tiepido come qualcuno talvolta ha affermato senza conoscere la razza. Ricordiamo sempre
quali sono le sue origini, e da quali crogiuoli sanguinei si sono generate. L’affilo d’infuocato sangue berbero che si scorge ancora nel suo occhio grande, e quel soffio di deserto d’Arabia che le sue narici ancora respirano, hanno agito come magiche pozioni contribuendo a dar vita ad una delle più straordinarie creazioni del mondo animale. E’ estremamente intelligente, ed è perfettamente in grado di discernere il bene dal male, anche se mi rendo conto di come quest’affermazione possa far storcere più d’un naso. Il cavallo murgese è un amico vero. Sarà difficile che compia un gesto sleale, ed impossibile che non dia tutto se stesso a chi ha conquistato la sua fiducia ed il suo cuore. Dobbiamo essere orgogliosi di avere dato i natali a questa mirabile costruzione di armonie anatomiche e psichiche, a questo destriero che ha saputo attraversare i secoli per giungere fino a noi
con forza insuperabile, ed ha voluto accontentarci in tutto quanto gli abbiamo chiesto pretendendo in cambio nulla, come solo un vero amico può fare. Ricordo come se fosse ieri la volta in cui, cavalcando in gruppo per i boschi, persi malamente l’equilibrio e ruzzolai giù dalla sella rovinosamente come un fagotto. Metà della comitiva si fermò, mentre l’altra metà, nell’impeto del galoppo e ignara della mia caduta, andò avanti per un centinaio di metri portandosi dietro d’abbrivio anche Nila, la mia cavalla murgese. Rialzatomi illeso, provai a richiamare la cavalla come avrei fatto con un cane. Nila si fermò all’istante, si girò, si rese conto di ciò che era accaduto e, davanti agli occhi di trenta cavalieri attoniti, si precipitò verso di me attraversò tutto il gruppo al galoppo e mi si fermò accanto porgendomi la spalla come ad invitarmi a risalire di nuovo. Non ci credevo: era una cosa che avevo visto accadere solo nei film. L’abbracciai, e mentre rimontavo mi resi conto che sarei caduto altre cento volte, pur di vivere ancora quell’emozione.






