
Paesaggio delle Asturie
Se capitate da queste parti, vi raccomando di bere il famoso sidro asturiano, bevanda alcolica fatta con mele locali raccolte a mano, macinate e fermentate secondo un processo artigianale che risale all’antichità. Caratteristico è anche il modo in cui viene servito: il barista afferra la bottiglia col sidro e la porta in alto allungando il braccio sin sopra la testa, mentre con l’altra mano tiene il bicchiere in basso quasi a toccare il pavimento, riuscendo a centrarlo con una mossa fulminea e riempirlo di sidro. Voglio inoltre ricordare, due camminatori spagnoli che ho conosciuto proprio nelle Asturie, uno si chiama Saul e l’altro Pepe, con cui, anche se per poco, abbiamo condiviso un pezzo di vita insieme. Una mattina, mentre camminavo sotto una pioggia incessante, notai in lontananza, sull’asfalto, un cappello a terra. Pareva non essere di nessuno e senza pensarci tanto lo raccolsi e lo portai con me. Dopo un po’ di strada vidi qualcuno venirmi incontro camminando : era tornato indietro proprio per quel cappello. Il suo nome era Saul. Mi ringraziò con occhi commossi e riprese il cammino. All’orizzonte ormai si intravedeva la Galizia, l’ultimo sforzo prima dell’arrivo. In Galizia il cammino si estende per circa 200 km in una terra
meravigliosa, piena di storia e di fascino, e di cui ricordo tanti episodi che hanno contraddistinto questo passaggio, tra cui uno in particolare. Mentre percorrevo la tappa che mi avrebbe portato a Baamonde, mi imbattei in una chiesetta dove si poteva apporre il timbro sulla credenziale. Fu proprio il timbratore che mi racconto la storia di quella piccola chiesa di campagna all’interno della quale vi erano numerose statue che rappresentavano la Madonna, e anche la figura di San Francesco, a ricordare il suo passaggio lungo il cammino del nord. L’uomo mi parlò, nello
specifico, della statua di una madonna di colore che avevo di fronte, spiegandomi che rappresentava la Madonna Nera di Guadalupe, e che le sue origini, contrariamente a quanto si crede, sono spagnole, precisamente della regione dell’ Estremadura, e non messicane come in genere si crede. Quello che mi ha emozionato più dell’arrivo, in sé, e’ stata la vista dei cartelli stradali che comparivano di fronte, man mano ci si avvicinava alla città. E quando dopo una curva ho visto la tabella, con su scritto “Santiago km 47”, l’emozione fu davvero grande. Mancava poco, davvero, poco. Prima di scendere verso Santiago, mi sono fermato sul belvedere, dove si trovano due statue gigantesche raffiguranti dei pellegrini che scrutano l’orizzonte osservando la città dall’alto. Lì ho dedicato un pensiero ai miei cari, girando anche un filmato, dove racconto l’esperienza vissuta, e quelle emozioni che mi hanno accompagnato lungo tutto il cammino, e che avrei voluto non finissero mai.

Cattedrale di Santiago de Compostela: l’arrivo..





