Se devo riavvolgere il nastro della mia vita non posso non citare la mia terra, la Calabria e in modo particolare, l’Aspromonte. Tutto ebbe inizio da quel luogo così impervio, ma nello stesso tempo ricco di fascino, di bellezze naturali, ahimè quasi per niente valorizzate come meriterebbero. Lì ho iniziato a percorrere i primi passi in mezzo alla natura, che pian piano mi avrebbero portato alla passione per l’atletica e la marcia che in gioventù per diversi anni ho praticato con risultati più che soddisfacenti. Poi, la voglia di conoscere posti nuovi e di viaggiare lontano mi ha fatto scoprire altre bellezze naturali dapprima in Italia stessa, poi in Europa. Il Cammino di Santiago de Compostela mi ha sempre attirato e incuriosito per storia e per particolarità d’importanza religiosa, patrimonio mondiale dell’Unesco. Infatti, ogni anno attira a sé migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, i quali in base alle possibilità fisiche e agli impegni personali, percorrono diverse vie che si differenziano tra loro per lunghezza, difficoltà, clima e regioni attraversate. Tutte queste strade conducono ad una meta finale: Santiago appunto. Dopo aver percorso l’anno scorso gli 800 km che costituiscono la via Francese ( il Cammino per antonomasia), che dai Pirenei francesi, conduce a Santiago de Compostela, nella mia mente si
profilava un altro cammino, quello del Nord o della costa, che si estende per tutta l’intera costa della Spagna bagnata dall’oceano atlantico, e che la leggenda, surrogata però da molte evidenze, vuole sia stato percorso anche da san Francesco d’Assisi. La particolarità del cammino, le bellezze naturalistiche che lo costellano nelle sue diverse regioni, il contatto ravvicinato con l’oceano mi ha spinto a intraprendere questo cammino partendo dal confine francese e attraversando i paesi baschi, la Cantabria, le Asturie e la Galizia. Avevo imposto a me stesso di partire da solo, rispetto agli altri viaggi, qui occorreva la solitudine per poter godere appieno di questo cammino. Cosi è stato. Partito da Lourdes, mi sono spinto fino al confine Franco-Spagnolo, consapevole di dover percorrere ben 1000 km a piedi. Infatti, man mano che il tempo passava il tempo e mi lasciavo i chilometri alle spalle, mi rendevo conto di quanto mi fossi immedesimato nella situazione. Il mio corpo e la mia mente erano concentrati in questa meravigliosa impresa che, passo dopo passo, si stava compiendo. Le prime tappe sono state molto dure: come ogni inizio ci si deve abituare al ritmo della camminata, alla resistenza e alla fatica, ma col passare del tempo accresceva la consapevolezza che tutti gli sforzi fatti quotidianamente venivano in qualche modo premiati. Nello stesso tempo bisognava mantenere la lucidita’ necessaria per affrontare tutto cio’ che si presentava davanti, perche le insidie, sotto forma di cambiamenti atmosferici, quali pioggia incessante, sbalzi di temperatura, dislivelli del terreno continui, problemi fisici che si manifestavano via via che andavo avanti, facevano si che ogni momento vissuto fosse legato ad un filo sottile tra la voglia di non mollare e la rinuncia. Pertanto, bisognava mantenere un equilibrio mentale tale da far si che quella linea sottile che separava i due stati d’animo non si spezzasse mai.
Santiago de Compostela: il Cammino dello spirito
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