Ancora coi bicchierini in una mano e gli schioppi nell’altra, uno stormo sbuca dall’aria. ” Eccoli!” grida Emanuele. Ci abbassiamo sotto il livello della parata e cinque bolidi alati in planata su di noi cabrano repentini verso l’alto sorvolando l’appostamento ad alta quota. ” Non tirate!”, ammonisce Daniele, ” rischieremmo di spaventarli inutilmente quando invece potrebbero tornare al gioco..”. Nemmeno il tempo di dirlo, che uno di loro ritorna verso di noi, scende di quota come un baleno, gira attorno alla pianta con i piccioni e proprio quando s’avvia rapido a scomparire dietro il sipario nebbioso. Emanuele porta alla spalla il fucile, e con un tiro magistrale stacca il colombo dall’aria grigia, precipitandolo con
uno sfarfallìo nel dirupo spinoso. “Preso!”, esultiamo quasi in coro. E’ il primo. Il più festeggiato, quello atteso da tutti. “E’ stato il nocino!” grida qualcuno. E mentre si attribuiscono al prezioso liquore della zia proprietà quasi taumaturgiche, un altro stormo si profila sulla destra. I due piccioni tendono il collo senza battere le ali, e seguono con lo sguardo gli avieri nemici in avvicinamento. Il capostormo rallenta per un istante e poi, prima di sorvolarci, piega tutto a destra con appresso le sue saette color ardesia. Daniele anticipa, accompagna con uno swing da manuale e tira ribaltando proprio la guida del gruppo alato. Un “vai!” si leva dalla posta, mentre il colombo cade fra i tronchi avvolti d’edera e i rovi sotto la pettata.






