Le pendici che sovrastano la porzione più occidentale della Valdichiana, e che da Monte San Savino tendono a scavallare il crinale e discendere per le prime valli senesi, appaiono circondate da un fitto anello di bruma. C’inerpichiamo per un nastro d’asfalto grigio e umido fino ad arrivare al gruppo di case che ci serve da riferimento.
Stefano Gerli conosce la zona a menadito, e sarebbe un guaio se così non fosse perché con la nebbia di questa mattina di fine gennaio è necessario più che mai essere padroni del territorio.
” Scendiamo per questa stradina, e ad un certo punto troveremo i nostri amici ad aspettarci: anzi, è probabile che abbiano già avviato la preparazione dell’appostamento “, mi annuncia. Reggendo con una mano la custodia piena del mio sovrapposto Beretta e con l’altra la borsa da caccia, lo seguo per il bosco già sveglio e ravvivato dalle armonie canore di tordi e merli, dai fischi allegri dei fringuelli e dal tubare lontano dei colombacci, posati su rami di querce remote e irraggiungibili da cui sarà arduo compito persuaderli a staccarsi. Ma la nostra missione di oggi è proprio questa: aver ragione di loro, i signori dell’aria, indurli a credere al gioco dei richiami e farli scendere alla quota di tiro più utile possibile.
ALI NELLA NEBBIA
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