“ Il grande affettuoso binomio si è infranto. Il genius loci non è più. Che vuoto intorno a te, nostalgico lago!”. Così, Luigi Ugolini inizia la toccante orazione funebre in onore di Giacomo Puccini.
Il grande maestro, noto in tutto il mondo per opere come la “Bohème”, la “Tosca” e la “Madama Butterfly”, stava terminando la “Turandot”, di cui mancava solo il finale dell’ultimo atto, quando nell’ottobre la sua salute peggiorò irreversibilmente. Moriva il 29 novembre 1924, a Bruxelles.
Puccini era stato un appassionato e competentissimo cacciatore, noto per le sue cacce di valle a bordo di quel barchino che qualche volta faceva ritornare poco dopo la partenza solo perchè un’armonia, magari il ritmo del remo sull’acqua, si era affacciata alla sua mente suggerendogli un fraseggio che lui sentiva di dover assolutamente trascrivere. Da quando però avevano aperto le attività delle torbiere, Puccini sentiva che il Lago non era la stessa oasi d’un tempo ed aveva acquistato, per abitarvi, un altro splendido immobile vicino Viareggio, in posizione isolata e tranquilla. Ma, come dice Ugolini: “…Tornava al suo Lago, dove al largo s’allungavano ancora, macchie oscure e semoventi, branchi di folaghe e di fischioni…. Chi disse che il Maestro era fuggito non disse il giusto : Egli si era soltanto allontanato dalla vista incresciosa delle orribili ciminiere, ma tornava e tornava spesso al suo Lago, alle sue folaghe, alla sua caccia prediletta.”