La caccia è indiscutibilmente la più completa, formativa e avventurosa delle attività. Impone all’uomo di mettersi in gioco tenendo conto degli altri, gli insegna ad assumersi le responsabilità, a non scherzare con le armi e mostra a chi la pratica come la Natura abbia dei ritmi e delle gerarchie che vanno rispettati. e che se anche a volte questa può apparire una madre aspra e severa rimane l’unica natura che abbiamo, con le sue dolcezze e le sue crudeltà, e delle cui leggi non possiamo cambiare nemmeno una virgola, anche se ci crediamo onnipotenti.
La caccia dunque, propone una scuola di vita. Una scuola sana, quando praticata con cuore e rispetto, di certo in grado di fortificare gli animi ed i corpi a suon di veglie e di canizze, di temperare i caratteri al fuoco freddo della galaverna novembrina, di rinsaldare la consapevolezza di essere parte di un meccanismo meraviglioso.
In due parole, la caccia può aiutare a diventare uomini.
Allora, perché non mandare a questa scuola i nostri figli più piccoli? Perchè non iscriverli a questi preziosi corsi formativi invece di lasciarli in esclusiva balìa di stupiderie televisive e maestrine dalle penne verdi, aspettando di piangerli quando sarà troppo tardi per rimediare? Perché non presentiamo un serio progetto di “frequenza ai corsi” alle Autorità ministeriali? Basterebbero tre ore alla settimana per sviluppare un programma che preveda il governo e la conoscenza del nostro amico cane, la lettura del bosco e dei suoi mille straordinari racconti ed infine la comprensione dell’ingranaggio della vita e dei suoi rapporti. Sarebbe un progetto unico, senza eguali e che domani consentirebbe ai ragazzi di essere uomini veri e non invertebrate mappine come sono diventati i loro fratelli maggiori, i ventenni di oggi cresciuti a pane, computer e pantaloni sotto le natiche, per tacer di tutto il resto. Facciamolo, dunque; dico sul serio. Contattatemi, sarò il primo firmatario; insieme ci recheremo in tutte le sedi, in tutte le scuole; convocheremo conferenze stampa e spiegheremo le nostre ragioni ed i nostri concetti. E se non ci vogliono ascoltare ci incateneremo anche noi, come altri che lo fanno da trent’anni per ogni spinello sequestrato e per ogni fringuello mangiato con la polenta. Facciamo come gli europei veri, una volta ogni tanto. Imitiamo i britannici che del rapporto con il cane ne hanno fatto una religione, copiamo i tedeschi che mandano nelle scuole gli istruttori delle società di caccia ad insegnare la biologia ai ragazzi. Abbiamo una grande risorsa per ridare futuro ai nostri giovani ed a noi stessi. E’ la scuola del bosco e del campo, la scuola della vita, dove insegnano il professor cinghiale e il maestro fagiano e dove il bracco e il segugio, loro assistenti emeriti, ne spiegano i concetti più ostici a coloro i quali hanno voglia di apprenderli.
Cominciamo a mandare in questa scuola i nostri figli più piccoli. E quando un giorno saremo canuti e stanchi, noi sapremo con ogni certezza di poter contare su di loro, e loro, uomini resi onesti e sicuri, con tutto il cuore ci ringrazieranno.
La scuola del bosco
Il nido del falcoCondividi: