È notoria la notizia apparsa su molti media, dell’uomo (Albert Stockner, di Velturno, Bressanone) trovato moribondo in Alto Adige il 19 febbraio scorso, con ferite che facevano pensare ad un aggressione da parte di un canide. Subito si sono create due fazioni: una a sostenere che poteva essere stato un lupo; l’altra a negarlo. L’uomo è in realtà poi morto in ospedale dove era stato ricoverato dopo il ritrovamento in stato di ipotermia, ma ancora vivo («A trovarlo era stata, il giorno dopo, una donna uscita per una passeggiata con il cane: Stockner, ancora cosciente, tanto da riuscire a scambiare con lei qualche parola»). I media hanno riportato: con «sul corpo ferite da morso al collo, all’addome e alle braccia».
Ovvio che il mondo rurale si sia subito schierato a favore di un’aggressione da parte di un lupo; e altrettanto ovvio che gli animalisti e i lupofili si siano schierati contro questa tesi: entrambi più sul desiderata che non su dati obiettivi. Tutti senza uno straccio di prova, ma solo indizi interpretati dalla stampa (anche involontariamente, sul sentito dire).
Infine, ad esame del DNA fatto su «cinque campioni prelevati dagli indumenti che Albert Stockner aveva indosso, quando è stato ritrovato in stato di ipotermia», si è detto e scritto che i morsi dovevano farsi risalire ad una volpe.
Ora, dato che in questi casi nessuno ha alcuna certezza, se non: il fatto che l’uomo fosse in ipotermia quando è stato trovato; che avesse segni di morsicature di un canide; che sia poi morto in ospedale. Ovvio pensare che tutto il resto sia ipotetico, compreso l’esame del DNA («sono compatibili con la specie Vulpes vulpes», il che non garantisce che siano proprio di volpe), almeno per quanto reso noto dalla stampa e secondo quanto appreso dell’indagine della magistratura. Quindi, sulla base delle logica, che poi è l’unico mezzo che resta ai più, esaminiamo la questione e poniamoci delle domande sui dubbi che, si spera, almeno la magistratura abbia intanto chiarito:
La prima cosa da chiedersi è che tipo di morsi fossero quelli indicati dalla stampa («Morsi compatibili con quelli di un lupo o di un grosso cane»). Perché è ovvio che vi sia diversità tra il morso di un canide di grossa taglia ed uno di mole minore. Ma di quest’aspetto pare che nessuno ne abbia sufficientemente scritto (né sono apparse fotografie delle ferite). E l’unico cenno pare sia quello del medico che ha fatto l’autopsia: «Le ferite causate sul suo corpo – era stato evidenziato durante l’autopsia – sono piuttosto superficiali». Il che però non escluderebbe l’ipotesi del lupo o del cane se l’attacco non ha avuto modo di essere portato a termine (una cosa che oggi nessuno può sapere), considerato il fatto che presumibilmente l’uomo si sia difeso e sia poi riuscito ad allontanarsi per giungere fin quasi alle case del paese.
Infatti, nel caso di morsi compatibili con aggressione da lupo, si potrebbe ipotizzare che si trattasse di una sola bestia, in quanto l’uomo non è stato ucciso, per cui resta ragionevole pensare che di fronte all’ipotetica aggressione l’uomo sia riuscito a divincolarsi e a spaventare l’animale facendogli così cessare l’attacco (per cui, «ferite superficiali»).
Nel caso di morsi compatibili con volpe, ovvio che non si possa pensare di aggressione in quanto, dato il notorio indole della volpe nei confronti con l’uomo, solo in caso di rabbia la si potrebbe spiegare: caso «“anomalo”, sostiene l’esperto, che ipotizza un’infezione da rabbia». Ma gli esperti avrebbero escluso la presenza di casi di rabbia in Alto Adige.
E, sempre nel caso di volpe, i morsi dovrebbero farsi presumibilmente risalire al dopo un lungo periodo notturno trascorso prima del ritrovamento, quando l’ipotermia aveva bloccato a terra l’uomo; in tal caso sì, giustificabili, con un aggressione da parte di una volpe, ma solo dopo il cedimento dell’uomo. Ma in tal caso, è credibile che una volpe non si sia spaventata dal fatto di accorgersi che l’uomo fosse ancora vivo? Gli esperti di fauna selvatica dovrebbero dire NO, non è credibile (salvo casi di rabbia).
D’altronde, anche lo stesso WWF mette in dubbio l’aggressione da parte di una volpe: «Come tutti i canidi, [la volpe] ha un odorato eccezionale. Se sente l’odore dell’uomo, se ne tiene alla larga. Certo, è una grande opportunista: d’inverno sfrutta tutte le risorse alimentari, nutrendosi anche di carcasse. Arriva anche in città, per cercare cibo tra i rifiuti. Ma è strano che arrivi al punto di trovare e mordere un uomo, per quanto immobile e assiderato».
Purtroppo si è anche scritto di probabili più volpi («da una o più volpi», come confermerebbe anche l’analisi del DNA), è credibile che un animale solitario come la volpe in questo periodo (senza cuccioli) si trovasse in branco attorno all’uomo? Ma questo lo dice – ipoteticamente – l’analisi del DNA. Essendo però notorio quanto sia interpretabile e insicuro il DNA quando si parla di animali selvatici – per cui spesso lo si stabilisce non tanto sulla base di certezze, quanto su calcoli quantitativi di probabilità. Ecco, come non chiederci se sia certo al 100% che l’esito dei cinque reperti sia di volpe? Si spera di sì. Ma se è così certo, perché si dice di «una o più volpi»? Il DNA dovrebbe stabilirlo con certezza, altrimenti il dubbio resta. Non per nulla lo stesso WWF ha sostenuto che «Servirebbero altri esami».
Ecco, fino a quando non saranno resi pubblici – fotograficamente e non solo da con interpretabili descrizioni – i dati sul reale stato e dimensione delle ferite o dei morsi, sarà sempre difficile stabilire se l’aggressione sia stata fatta da un lupo, da un cane o da una volpe (anche se quest’ultima ipotesi la si dovrebbe escludere per le ragioni suddette, e la volpe si possa ritenere solo colpevole di aver morsicato la persona per cercare di cibarsene, ma quando era in stato ipotermico, sebbene ancora viva).
Da tenere infine presente è anche il fatto che secondo i giornali è notorio che nella zona si aggirassero (come ormai in tutte le Alpi) esemplari di lupo, mentre al contrario, nessuno avrebbe scritto che nella zona si aggirassero cani di grossa mole.
Per cui non resta che stabilire, col senno della ragionevolezza, che il povero Stockner sia stato PRESUMIBILMENTE aggredito da un lupo (il che non è certezza). E che certezza ci sia invece solo per le morsicature di volpe, ma solo dopo il suo cedimento per un ipotetico attacco di lupo o cane, e poi per ipotermia.
In quanto alle smentite poco credibili, notiamo quella del WWF, che avrebbe sostenuto che «È assurdo [che possa essere stato lupo], considerato che un animale come il lupo, che ha alle spalle millenni di persecuzione, dall’uomo non si fa neanche vedere.» Un chiaro tentativo di negare quello che la storia e la scienza ha ormai da tempo dimostrato: ovvero che il lupo può, sia pure in casi eccezionali, aggredire, uccidere e divorare uomini (lo fanno tutti i “grandi predatori”!).
Che il lupo possa aggredire l’uomo, che lo abbia già fatto in ormai tanti casi sottaciuti per interessi ideologici di parte, è cosa notoria almeno a chi il lupo lo studia senza i paraocchi dei lupofili e invece con l’equilibrio degli zoologici “da campo” e i conservazionisti (i quali ultimi ben sanno come tante specie animali siano state fatte estinguere proprio dal negazionismo animalista, per cui si vorrebbe un mondo alla Walt Disney dove nessun animale sia cattivo e nessun animale uccida altri animali). Quindi, perché doversi meravigliare e sprecare tante parole per cercare di sostenere l’insostenibile almeno a livello ipotetico? Caso mai bisognerebbe parlarne per cercare di capire e stabilire quando il lupo può rendersi pericoloso per l’uomo, quando la sua presenza non può essere compatibile con le attività dell’uomo, dove consentire la sopravvivenza di una popolazione di lupi e quando intervenire per mantenerla nello stato di sopportabilità, non tanto ambientale, quanto per la società civile. Siamo in Italia, In Europa, non nella wilderness canadese o siberiana!
Murialdo, 29 Febbraio 2024 Franco Zunino
Segretario Generale AIW