La razza di cui vorrei discutere questa volta, può definirsi l’esperimento di “mixage” più riuscito fra tutte le razze da ferma. Il deutsche drahthaar, difatti, non ha origini antichissime benché il più importante dei padre fondatori sia stato un geniale ed appassionato aristocratico tedesco. Tutti i cacciatori italiani conoscono il drahthaar: ne apprezzano la versatilità portata all’estremo, ne magnificano la robustezza e guardano con occhio interessato alla sua resa venatoria. Parlare di come il drahthaar si comporta nelle situazioni medie della caccia italiana, può per molti versi apparire riduttivo. Il fermatore tedesco sa, e può, fare molto di più.
Se un pointer può dare l’impressione di un bolide e un bracco italiano pare incarnare la quintessenza del raziocinio e della saggezza canini, il drahthaar agli occhi della prima impressione appare come una corazzata. Non è retorica. La razza tedesca è il frutto felice della maestrìa zootecnica del barone Von Zeidlitz, l’ormai mitico Hegewald e di altri come lui che avevano vagheggiato un cane in grado di riunire insieme le caratteristiche migliori di antiche razze tedesche quale lo stichelhaar ed il pudelpointer a loro volta collettori del sangue proveniente dai migliori prodotti d’Europa. Ai loro occhi il drahthaar doveva essere il cane perfetto. Benché l’ideale trascenda dalle nostre cose terrene, credetemi, tra i cani da caccia questa magnifica razza è quella che, in termini di resa sul campo, ci si avvicina di più. Il drahthaar è come un destriero coraggioso, che non esita al nostro comando a lanciarsi in una mischia bellicosa, ma che si adatta nei momenti di tranquillità ad essere attaccato ad un carro per compiere un pesante lavoro di trasporto.
DRAHTHAAR: IL SERGENTE DI FERRO…
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