Capace di aprirsi bene negli spazi più aperti e nel contempo propenso ad analizzare con dovizia anche gli indizi più reconditi, sarà felice di esplorare roveti puntuti, argini impenetrabili, calanchi scoscesi ed ostili. L’acqua è per lui un elemento naturale: è uno dei pochi cani in grado di lavorarvi con cognizione di causa quasi come se fosse sulla terraferma. Il suo mantello ruvido e forte come un’armatura gli consentirà di non trovarsi mai nelle condizioni di soffrire giornate che metterebbero paura anche ad un lupo artico. La sua grande taglia, l’ossatura forte i cuscinetti plantari duri come il cemento, ne fanno un cane adatto ad ogni situazione. Il drahthaar è il generico più generico che ci sia. Ma si badi, l’aggettivo “generico” non deve fare pensare ad un’esecuzione superficiale del lavoro di caccia, perché qualsiasi attività venatoria che questo cane sarà chiamato a svolgere verrà affrontata con uno scrupolo ed un efficienza che rispecchiano a pieno la concezione teutonica che ha ispirato i suoi creatori.
Proprio la polivalenza e l’efficienza del drahthaar saranno le armi da battaglia che egli sceglierà nella sfida a stagione inoltrata con i suoi antagonisti piumati o pelosi. Il fagiano soprattutto, qualche settimana dopo l’apertura, si dimostra uno specialista nello sfruttare gli ambienti più ostili. Se ci sarà un fosso così intrigato da scoraggiare cani e cacciatori lì si troverà il fagiano; se esisterà una valletta fra le montagne, remota e sconosciuta, possiamo stare certi che il nostro uccello la eleggerà ad albergo. In sostanza nel perseguire il fagiano a stagione inoltrata, potremmo trovarci ad affrontare nel
corso della stessa battuta un ventaglio di ambienti svariati e difficili. Non potremmo permetterci il lusso di trascurarne nemmeno uno: il nostro cane li deve fronteggiare tutti, dal primo all’ultimo per sperare di avere ragione della nostra preda.
Va da se’ che avremo bisogno di un ausiliare che sia per noi una sicurezza, che non rifiuti l’acqua ghiacciata, un forteto spinoso o una pettata da alpinisti. In queste situazioni non dobbiamo essere noi a condurre il cane, bensì dovrà essere il nostro ausiliare che dovrà tirare la volata e fungere da leader. Un po’ come il capo muta in un pack di segugi o di cani da slitta: è inutile che noi si metta il becco, finiremmo solo per creare confusione e difficoltà. Ecco, il drahthaar con il suo corredo di caratteristiche fisiche e caratteriali, può svolgere a pieno questa funzione, a mio parere meglio di tutte le altre razze da ferma.
DRAHTHAAR: IL SERGENTE DI FERRO…
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