La Persia però è anche il traffico mostruoso della megalopoli capitale, sconsigliato ai deboli di cuore e di nervi, dove i tassisti sono in grado di inventare cose che da noi finirebbero al telegiornale della sera.
Noi europei abbiamo in genere una percezione sbagliata di questi posti. Qui in Iran le strade sono pulite, i bazar poco chiassosi rispetto ai sukh del mondo
arabo, e la criminalità spicciola praticamente inesistente. Mentre acquisto qualcosa in un affollato negozio di spezie, una donna mi urta senza volerlo facendomi cadere il portafoglio. Immediatamente attorno a me si
fa il vuoto. Lo raccolgo, e un uomo mi riaccende il sigaro che intanto si era spento. Non è infrequente che al nostro passaggio delle ragazze escano dai negozi e ci offrano del pane appena fatto o delle piccole specialità da mangiare. Senza nessuna insistenza, senza alcuna aspettativa se non il nostro grazie.
L’Iran è un paese magnifico, certo controllato e soggetto a censure di vario genere, ma comunque importante polmone di civiltà. “Italia e Iran are friend!”, ci ripetono quasi tutti, e la stessa cosa ci ha ribadito il maestro di una scolaresca mimando il gesto del legame con le dita mentre i suoi piccoli allievi ci davano il “welcome” tutti in coro.
Anche questo è l’Iran, ed anche per questo di certo ritornerò.
Magico Iran
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