John Williams, autore del celebre “Stoner”, con questo romanzo apre un vero e proprio filone, quello del “revisionismo” del mito del west, in cui molti degli aspetti leggendari vengono inquadrati in un’ottica di attenzione alle contingenze storiche e sociali dominanti, mettendo a nudo ingiustizie, crudeltà e prosaicità legate alla sete di terra e di denaro dei conquistatori bianchi, ma anche ferocia e bassezze degli americani originali, ovvero i pellerossa.
La prosa di Williams è ricca, descrittiva, e denota una magistrale capacità di creare atmosfera e tratteggiare caratteri senza ricorrere a stereotipi. Il linguaggio pulito e la scelta dei tempi fanno capire subito di trovarsi davanti ad uno scrittore di qualche decennio fa, impostato ancora su canoni classici, seppur contemporaneo e a suo modo innovativo.
Williams, poeta e narratore, nacque nel 1922 da una famiglia della piccola borghesia texana, dunque di modeste condizioni economiche. A vent’anni, si arruolò nell’esercito e venne subito mandato in India e, successivamente in Birmania, dove rimase fino al 1945. Alla fine della guerra, si iscrisse all’Università di Denver, città dove rimase tutta la vita, ovvero fino al 1994. Insegnò letteratura inglese all’Università del Missouri. E’ noto in Italia, da poco tempo, per “Stoner”, pubblicato nel 2012 da Fazi Editore, come peraltro Butcher’s Crossing, e balzato subito all’attenzione del pubblico che ne ha decretato lo straordinario successo.
Butcher’s Crossing è pubblicato da Fazi Editore ( 2013) e il suo prezzo al pubblico è 17,50 euro.
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