Paese che vai, segugio che trovi. Nessuna massima ascrivibile al mondo cinovenatorio, benchè palesemente adattata come questa, ha in sè un fondamento più solido e veritiero. La caccia con il segugio e con il levriero difatti, oltre ad essere la pratica più antica è anche quella che maggiormente ha subìto, e subisce, i gravami inevitabili del territorio, delle usanze e delle tradizioni. Ho avuto modo in diverse occasioni di sostenere che una razza da seguita di raffinata selezione darà il meglio soprattutto quando sarà chiamata a lavorare nel suo territorio d’origine. Ne ho spiegato i motivi, riconducibili ad una complessa mole di interazioni fra
terreno, umidità, temperatura e composizione floristica, su cui il naso di quella determinata razza è stata plasmata. E non solo il naso. La struttura fisica e la fisiologia necessaria per muoverla sono anch’esse elementi che conseguono ad una “filtrazione” operata dall’ambiente.
Dunque, se in Italia abbiamo un segugio eclettico, di ottimo naso e di buona speditezza, che presenta un certo grado di classicità, la Gran Bretagna ne ha prodotto degli altri i cui comuni denominatori sono la specializzazione univoca e l’energia d’azione, mentre in Francia ve ne sono altri ancora, molto classici, di olfatto formidabile e dalla voce superba. Ma ovviamente anche altre nazioni d’Europa hanno
sviluppato delle proprie razze da seguita, le quali hanno accolto pienamente i riflessi ambientali ed umani dei rispettivi paesi.
Dal punto di vista segugistico, la Svizzera è una nazione di quelle che contano. Si configura come crocevia europeo di importanza nodale in quanto patria di ben quattro razze da seguita: il segugio svizzero propriamente detto, il segugio Lucernese, il segugio Bernese ed il segugio del Giura, che in realtà è divisa in due varietà. Una di queste è il tipo Bruno, l’altra è il tipo “Sant’Uberto”.
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