La prima cosa da fare è diminuire l’andatura, magari fermarsi sotto il fresco d’un albero generoso e guardarsi intorno con calma. Accarezzare il cane, farlo bere ed altrettanto fare noi; poi mangiare un frutto o un pomodoro che ci saremo portati in bisaccia, ed infine scegliere una strategia: un fossone, un invaso puntuto da rovi o una bella serie di siepi di fondo campo, quelle che magari danno poi su una strada di campagna, ai piedi di un bosco o ai margini di un granturcheto, potranno servire a delineare un itinerario ragionato di ricerca. Dovremo battere lentamente aiutando il cane, senza trascurare neanche un metro utile e ancor più senza cadere nella tentazione di dare qualcosa per scontato. In quelle condizioni, le possibilità che una decisa emanazione fluttuante nell’aria venga captata dal cane inducendolo ad una plastica ferma a distanza, saranno nulle, poiché la temperatura dell’usta pareggerà quella dell’aria ed inoltre, di solito, a quell’ora non ci sarà alcun apprezzabile movimento d’aria. Anzi, di solito non c’è n’è
neppure uno disprezzabile. Allora, quando il cane entrerà giù nel fossone spinoso e comincerà a batterlo, lo seguiremo prestando attenzione ad ogni rumore perché il fagiano potrà frullare da un momento all’altro, magari anche a notevole distanza da noi, ed a volte ai limiti del tiro utile. Terremo a mente che il gallinaceo è dotato di un’ottima vista e ci vede mentre noi non lo vediamo, e dunque prima di frullare controllerà esattamente la nostra posizione mettendo tra lui e noi qualsiasi ostacolo visivo che riterrà di fare al caso suo. In genere, questo selvatico tende ad abbandonare il suo sito lanciandosi verso un canale, un macchione o un grande campo di mais o girasoli, ovvero andrà sempre verso ciò che, secondo il suo istinto, potrebbe offrirgli
un riparo. Sarà quindi molto meno probabile che abbandonando il suo roveto protettore vada a planare in un campo di erba medica o di pomodori se si trova a disposizione qualcosa di meglio. Questa considerazione ci potrà aiutare a non farci cogliere impreparati dal suo frullo e ad anticipare la direzione di fuga. In caso di padella o di frullo troppo distante però, non inseguiamolo: più gli daremo dietro, più lui scapperà pedinando in tutte le direzioni e confondendo i cani senza scampo. Quel che dobbiamo fare è annotare mentalmente dove va a rimettersi e tentare di raggiungere la zona aggirandola: tattica semplice da prescrivere ma dura da eseguire, soprattutto il giorno dell’apertura, ma unico sistema per affrontare la faccenda con un briciolo di speranza in più.