Il sole, da dietro le spalle, iniziò a mostrarsi con più decisione. Scrutavo il cielo dal mio estemporaneo nascondiglio di rovi nella speranza di intercettare il transito di qualche germano o di uno stormo di pavoncelle, mentre la cagnina mi sedeva accanto, momentaneamente appagata dai risultati delle sue esplorazioni intorno alle rive dello stagno. Con il fucile poggiato fra le ginocchia riflettevo su quanto stavo facendo. Non ero, e non lo sono mai diventato, un praticante della caccia da appostamento: non ne ho le affinità elettive e l’unica prospettiva che mi aveva spinto a rinunciare all’ usuale spadulata lungo i canali, era quella di veder lavorare la labrador svolgendo una funzione per lei classica, senza, per una volta, la compagnia dei cani da ferma.
Il primo viaggiatore ad incrociare la locazione laghereccia, fu una femmina di germano: attraversava il cielo sopra lo specchio d’acqua da destra verso sinistra dirigendosi probabilmente verso un canale nelle vicinanze. La presi di mira, mentre con la coda dell’occhio scorgevo Pennyblack che, uscendo dall’acqua dove era entrata per una nuotata corroborante, scrutava in alto la sagoma dell’uccello in volo con espressione attenta. Transitava altissima: forse a quaranta metri, ed
anche qualcosa in più. Dovevo usare per forza la seconda canna, caricata con una supermagnum del cinque, da cinquantasei grammi. Non è ideale su un selvatico veloce in volo trasversale, ma l’alternativa sarebbe stata una carica veloce col piombo dell’otto, che a quella distanza non avrebbe sortito alcun effetto apprezzabile. Anticipai di un paio di metri ed accompagnai la fucilata seguendo, per come potevo, la sua velocità di volo. La vedi arrestarsi, sbattere furiosamente un ala, precipitare verso il basso e poi riuscire a riprendere parzialmente il controllo, accompagnando l’ormai inevitabile caduta con una planata di fortuna verso i coltrati alla nostra sinistra. Era spacciata, ma in quanto a tiro si poteva fare di meglio e probabilmente un vero appostatore l’avrebbe fatta piombare dritta davanti a sé, nelle acque verdognole del laghetto. Pennyblack non attese nemmeno uno straccio di comando, e comprendendo che l’uccello era stato colpito schizzò come una palla nera dal nascondiglio, attraversò le canneggiole della riva e risalì l’argine rialzato. Esitò solo un attimo per controllare dove stesse andando a finire la germana, quindi ripartì al galoppo verso un punto che io non potvo vedere. Espirai forte. non rimaneva che attendere il suo ritorno.
Caccia vissuta: appostamento fai da te..
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