Il cacciator boschivo deve a suo dire, e c’è da credergli, deve possedere alcune qualità in grado molto elevato: la prima è di natura perfettamente morale, ovvero la sensibilità e l’amore per la natura ed i suoi abitanti. Seguono poi, in una progressiva introduzione dell’elemento tecnico, lo spirito d’osservazione ed il forte senso d’orientamento, necessari per carpire e memorizzare forme d’alberi e orografie di paesaggi, ma anche odori e colori della terra e del bosco. Celano stigmatizza la logorrea spesso dissacrante di certe marrane compagnie di scarponatori armati che si spacciano per cacciatori, svelandone le debolezze tecniche date soprattutto dalla possibilità che il selvatico si allontani spaventato e non condivide la pratica di
addentrarsi nei boschi troppo presto al mattino, che non apporterebbe alcuna utilità al carniere per l’immobilità notturna delle beccacce e l’ancora scarsa dispersione di particelle d’usta utili ai cani per poterne avere ragione risalendole. E conclude la sua lezione, perché tali sono gli scritti di Celano, affermando : “Il cacciatore di beccacce può essere un solitario, ma se caccia solo è probabilmente perché non ha trovato il compagno ideale. In azione è avaro di parole e procede in silenzio, salvo poi a diventare loquace e a rifarsi nelle soste, al momento della frugale e genuina colazione…”.
Ed è così, maestro, che dovrebbe essere in tutte le cacce.
BECCACCE : MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI
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